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Ex Stallette, un’altra relazione blindata. I consiglieri pensano alla disobbedienza civile

stallette

Anche la seconda parte della relazione del Rup Michele Aiello sul cantiere della futura Cittadella Galileiana è stata secretata. M5S e Una città in comune valutano l’opzione di renderla pubblica


Non accennano a placarsi le polemiche intorno alla vicenda delle ex Stallette, una delle strutture del complesso dei Vecchi macelli che l’amministrazione punta a recuperare attraverso i Piuss (piani integrati di sviluppo urbano sostenibile) per realizzare il parco scientifico-tecnologico della Cittadella Galileiana.

La nuova relazione del dirigente Aiello è stata secretata su indicazione dello stesso dirigente

Lunedì 30 marzo la I Commissione di controllo e garanzia del Consiglio comunale ha acquisito un’ulteriore relazione firmata dal Responsabile unico del procedimento, Michele Aiello. Il documento, nel quale il dirigente ricostruisce il filo degli eventi che hanno portato al “buco” da 500mila euro, è stato reso disponibile ai consiglieri dietro l’obbligo di firma di una dichiarazione di responsabilità relativa alla riservatezza della relazione. Una blindatura che ricalca quanto successo nel novembre 2014 con la prima relazione di Aiello ma che non ha impedito, anche in questa occasione, la fuga di notizie sulla stampa locale.

Stando a quello che emerge dagli stralci resi pubblici dalla Nazione, nel suo documento il Rup presenta la sua versione dei fatti scaricando in sostanza le responsabilità del “pasticciaccio brutto” delle Stallette sulla ditta che si è aggiudicata la gara, la Rota costruzioni, e sul dirigente del Comune che ha seguito il progetto, l’architetto Marco Guerrazzi. Una relazione dalla quale emergerebbero molteplici irregolarità e che ha convinto l’assessore ai Lavori Pubblici Andrea Serfogli a rivolgersi alla Procura, che ha aperto un fascicolo e sta indagando.

Quella arrivata lunedì 30 sul tavolo della Commissione di controllo e garanzia è un’integrazione alla prima relazione di Aiello, questo è quello che ha spinto il presidente Giovanni Garzella (Forza Italia) a seguire la stessa procedura adottata nel novembre scorso vincolando la consegna all’obbligo di riservatezza. È stato lo stesso Aiello, ascoltato in Commissione, a consigliare di “blindare” il documento. A quel punto, tra i membri della Commissione, solo Marco Ricci di Una città in comune – Prc, Stefano Landucci, indipendente fuoriuscito recentemente dal Pd, e Raffaele Latrofa (Ncd) hanno firmato la dichiarazione di responsabilità e ritirato la relazione. I commissari di maggioranza si sono invece rifiutati di ritirarla, così come ha fatto anche Elisabetta Zuccaro del M5S. In ogni caso adesso il documento del Rup è ancora disponibile e possono ottenerlo, previa assunzione di responsabilità, tutti i consiglieri.

La maggioranza ha prima proposto di esaminare la questione in prima commissione, poi ha deciso che bastava la magistratura

Al termine della turbolenta riunione di lunedì 30, i membri della Commissione hanno votato un ordine del giorno che blocca l’esame della questione all’interno dell’organo di vigilanza. È stato Giuseppe Ventura (In lista per Pisa) a proporre lo stop ai lavori della Commissione, motivando la decisione con l’esigenza di lasciare che sia la magistratura ad occuparsi delle presunte irregolarità. Il presidente Garzella ha messo subito ai voti la proposta, approvata con i voti dei membri di maggioranza. Era stato lo stesso Partito Democratico a proporre di far luce sulla vicenda in I Commissione, bocciando in Consiglio la mozione presentata da Raffaele Latrofa che chiedeva l’istituzione di una Commissione di indagine. “Non dobbiamo sollevare polveroni” spiegava Andrea Ferrante per motivare il no del suo partito, “ma capire cosa è successo”. Rispetto ai “poteri” della I Commissione, quelli della Commissione di indagine permettono di andare più a fondo e soprattutto di chiedere conto delle responsabilità personali dei singoli dipendenti.

La complessa vicenda si snoda in un periodo decisivo per il nuovo giro di nomine dei dirigenti comunali. “Ci sono molte manine, una regia e qualche regolamento dei conti dietro all’uscita controllata della relazione sul caso del cantiere ex Stallette” scrivono i 5Stelle pisani in una nota.

Quella delle ex Stallette è una delle strutture che fanno parte dell’area dei Vecchi Macelli, da anni al centro di un progetto di recupero che punta alla realizzazione di un parco scientifico-tecnologico intitolato a Galileo Galilei. Lo strumento con il quale Palazzo Gambacorti finanzia i lavori sono i Piuss, i piani integrati di sviluppo urbano sostenibile finanziati dall’Unione europea. L’8 ottobre al Consiglio comunale viene approvata una variazione al piano delle opere pubbliche per 490mila euro, per consentire il rifinanziamento del progetto al quale lavora la Rota Costruzioni. Quasi mezzo milione di euro in più rispetto a quanto stabilito inizialmente, derivanti dalla contabilizzazione dei lavori in partita provvisoria, ovvero dall’aver liquidato la ditta Rota per tranche di lavori non ancora realizzati. Con il fallimento della Rota, l’amministrazione si è trovata costretta ad coprire il “buco” per sbloccare il cantiere, pena la perdita dei fondi europei.
“Il Movimento – si legge ancora – invita tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione a compiere un atto dovuto nei confronti dei cittadini e aderire ad una mozione urgente da sottoporre al consiglio comunale, volta a rivendicare con una azione di disobbedienza civile la piena pubblicità delle due relazioni del Responsabile unico del procedimento”. Il M5S cerca quindi l’unanimità del Consiglio e preferisce evitare il colpo di mano, promettendo comunque di andare avanti in autonomia sulla strada della disobbedienza civile in caso di bocciatura della mozione.
Anche i consiglieri di Una città in comune hanno preferito non divulgare la relazione di Aiello, nonostante nel corso della campagna elettorale che ha portato in Consiglio Ricci e Auletta il gruppo abbia reso pubblici gli atti secretati relativi alle vicende del Porto di Marina. “Oggi però non vogliamo assumere il ruolo dei giustizialista ad ogni costo, quello che ci interessa sono soprattutto le responsabilità politiche” spiega Marco Ricci, “non escludiamo di fare un atto di disobbedienza civile ma stiamo ancora valutandone l’opportunità”.

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Pubblicato il: 2 aprile 2015

Argomenti: Pisa, Politica, Urbanistica

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