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Pisani a giro In Nuova Zelanda: Maori e Pakeha

Foto di Giulio Mori

La seconda parte della corrispondenza di Sara Burchielli dall’Oceania

I Maori si vestono di nero preferibilmente. Almeno quelli di Rotorua. Preferibilmente stanno tra di loro anche se la mia Auntie dice che ci sono molti matrimoni misti in Nuova Zelanda. La domenica i Pakeha (termine maori per indicare i neozelandesi di discendenza europea) vanno in mountainbike nella Whakarewarewa Forest (chiamata anche Redwoods), i Maori vanno a fare il bagno ai laghi, ai Lake Tikitapu e Lake Rotokakahi (rispettivamente Blue e Green Lake). Io e G abbiamo fatto tutt’e due: in mountainbike la mattina e ai laghi nel pomeriggio.
Si dice che l’integrazione in Nuova Zelanda ci sia, ed in effetti i nomi geografici sono quasi tutti in maori, la lingua maori si studia nelle scuole e si parla in televisione –  anche se non ho sentito nessun maori parlarlo –, i simboli maori sono ovunque, gli All Blacks fanno l’haka. Mia madre, una pakeha finita a vivere a Grosseto, ha raccontato favole e cantato ninnananne maori alle figlie.
Ma così da osservatrice molto esterna e dopo solo 2 giorni in Aotearoa (Nuova Zelanda in lingua maori) è chiaro che molto non va. Che anche se ci provi con l’integrazione è comunque l’imposizione di una società, la nostra, su un’altra diversa, quella maori. E anche se i Maori non si sono fatti sterminare – Once we were warriors –  e hanno mantenuto salde le loro tradizioni, anche se qui è diverso da quello che è successo con gli Indiani d’America o con gli Aborigeni australiani, quando ci si incontra inevitabilmente ci si scontra e non c’è gara. Noi si vince, loro perdono. Sempre e per sempre.

Rotorua è una cittadina dell’Isola del Nord della Nuova Zelanda. Si affaccia direttamente sull’omonimo lago ma nel suo distretto c’è un sistema di ben 17 laghi, tra cui i due sopra citati. E’ famosa per i geyser, le polle di fango bollente e per le sorgenti d’acqua calda – nel parco cittadino ci sono una serie di vasche d’acqua termale dove è possibile mettere a bagno i piedi; è famosa anche per il puzzo di zolfo o uovo marcio perenne a cui ti affezioni subito, da cui uno dei suoi soprannomi Rottenrua. Il 35% della popolazione è Maori, e i vari villaggi e musei maori sono un’altra attrazione turistica. L’altro soprannome di Rotorua è Rotovegas, dato che negli ultimi anni ha cercato di attirare più turisti proponendo una serie di divertimenti tendenti all’estremo e all’assurdo tipici della Nuova Zelanda: uno tra tutti è l’OGO in cui si viene messi dentro una grossa palla di gomma trasparente e lasciati rotolare giù per la collina. Ma non immaginatevi niente di simile a Las Vegas né a qualche città turistica nostrana: niente assembramento di bar e ristoranti intorno ai laghi, niente alberghi a rovinare il bellissimo panorama; per fortuna i neozelandesi, che siano Maori o Pakeha, alla loro bella terra ci tengono davvero.

Sara Burchielli

Foto di Giulio Mori: particolare di una canoa maori esposta vicino al Lago Rotorua

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Pubblicato il: 26 gennaio 2014

Argomenti: Pisani a giro, Quaderni

Visto da: 1190 persone

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