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Giovani medici in piazza a difesa del sistema sanitario. E delle specializzazioni

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Una mobilitazione per difendere il diritto a studiare, ma soprattutto il diritto a un sistema sanitario nazionale funzionante. È quella indetta dagli studenti di Medicina che ieri, camici indosso, hanno dato vita a una protesta in piazza XX Settembre. Una protesta che insieme a Pisa ha toccato diverse città italiane, per riportare l’attenzione dei cittadini tutti sui rischi che corre la sanità italiana.

Al grido di “Se la borsa non ci date poi come vi curate” i futuri medici della lista studentesca L’IstaMina, hanno portato in piazza appesi sui camici pesci d’aprile con i numeri dietro cui ruota la manifestazione e “un sistema sanitario sempre più prossimo al collasso”.

Oggi 115 mila dei 307 mila medici italiani hanno fra i 51 e i 59 anni. Il fabbisogno di professionalità mediche, spiegano, “raggiungerà l’acme nel 2025 con la fuoriuscita di circa 145 mila medici dal sistema sanitario nazionale”.

In un sistema bloccato che vede un medico assunto per ogni 5 pensionamenti il turnover nei prossimi anni interesserà percentuali di rilievo: il 62% dei medici di medicina generale e il 48% degli occupati in regime di dipendenza dai Sistemi sanitari regionali e delle Università, giusto per dare qualche numero. In questa situazione sottolineano “dal 2012 a 2018 la carenza di personale medico prevista è di 18 mila unità nel sistema nazionale e di 22 mila medici in totale”.

Ed è qui che entra in campo la questione dei posti nelle scuole di specializzazione, che dunque non è solo un problema dei futuri, o aspiranti tali, medici specializzati. I posti nelle scuole di specializzazione ormai coprono solo un terzo degli iscritti a Medicina: nel 2014 sono circa 9 mila i posti previsti, mentre solo 3500 nelle scuole di specializzazione. E se gli ingressi a Medicina sono calibrati sul fabbisogno di medici, e l’attuale situazione prefigura una carenza negli stessi in un futuro non molto lontano, “non è accettabile che solo un terzo possa accedere alla specializzazione”.

Due dunque le questioni che si intrecciano in questa protesta. E nel farlo rendono ancora più comprensibile la scelta di scendere in piazza: perché non specializzare i giovani laureati oggi, vorrà dire non avere medici a sufficienza domani per garantire un buon sistema sanitario a tutti.

Senza contare che senza specializzazione sono poche le opportunità che restano a chi esce dai sei anni da medicina: emigrare all’estero, ritentare l’ingresso alle scuole di specializzazione negli anni successivi, baracamenandosi nel frattempo con sostituzioni e guardie mediche. “Lo Stato – dicono da L’IsaMina – investe per formarci 42 mila euro a studente per i 6 anni di corso. Che senso ha investire tanto in questa formazione se poi, pur di fornte ad un oggettiva necessità di medici, si disperde questo patrimonio?”.

A questo si aggiunge un taglio lineare di 1,1 miliardo di euro alla spesa sanitaria dettato dalla spending review, “che ha peggiorato ulteriormente la possibilità dei giovani specializzati di immettersi nel mondo del lavoro: la continua decurtazione dei posti letto si porterà dietro un esubero di 10, 15 mila medici”.

La mobilitazione nazionale di oggi vuole ridestare l’attenzione del nuovo Governo. Perché se il dialogo era aperto con l’ormai ex Ministro Maria Chiara Carrozza, lo sgambetto di Renzi e la caduta del Governo è arrivata proprio nel giorno che i medici avevano fissato per l’incontro con il Ministro.

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Pubblicato il: 2 aprile 2014

Argomenti: Pisa, Scuola-Università, Sociale

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