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Nuova vita per l’edicola confiscata alla mafia. Il progetto di Libera è realtà

edicola

A giugno l’inaugurazione ufficiale. Per l’occasione forse anche Don Ciotti a Pisa

La notizia, in assoluto, non è di quelle belle, ma è un segnale o come dice Gabriele Santoni, “un punto segnato” nella battaglia contro le mafie che viene portata avanti anche sul nostro territorio. La notizia è che l’edicola di Borgo Stretto, già sequestrata e confiscata a seguito di un’indagine della Direzione Investigativa Antimafia di Messina, verrà ora riaperta – a giugno l’inaugurazione ufficiale – attraverso un progetto di riutilizzo sociale presentato dal Coordinamento provinciale di Libera.

L’annuncio è stato dato questa mattina dall’associazione, insieme al Comune di Pisa e alle cooperative sociali Axis e Simbolo, e alla fitta rete di associazioni e istituzioni che sin da subito hanno sostenuto il progetto, dandogli in questo modo una spinta decisiva per una sua realizzazione in tempi rapidi, record anzi, visto che il sequestro dell’edicola risale a meno di un anno fa, luglio 2013.

“L’idea del progetto nasce da un’autentica interpretazione dello spirito della legge 109/96 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie”, ha spiegato Fabrizio Tognoni, referente provinciale di Libera, “che prevede l’assegnazione dei patrimoni e delle ricchezze di provenienza illecita a quei soggetti – Associazioni, Cooperative, Comuni, Province e Regioni – in grado di restituirli alla cittadinanza tramite servizi, attività di promozione sociale e lavoro”.

“All’attività commerciale dell’edicola, che è l’obbiettivo principale della riapertura, se ne affiancheranno altre a servizio della cittadinanza”, dice ancora Tognoni,” che saranno definite nel tempo anche in collaborazione con i partner e i soggetti sostenitori del progetto.

In piena sintonia con gli obiettivi della già citata legge 109/96 e in continuità con il progetto di promozione della bottega “Saperi e sapori di Legalità”,  l’edicola prenderà il nome di “I Saperi della Legalità””.
Emilia Lacroce, volontaria di Libera, spiega il lungo e delicato lavoro per seguire l’iter di riutilizzo del bene: “A luglio 2013 il Tribunale di Reggio Calabria ha disposto il sequestro preventivo dell’edicola, a complemento delle indagini della Direzione Investigativa Antimafia di Messina, riguardanti un sodalizio mafioso attivo in Sicilia negli anni ’90. A settembre 2013 è arrivata la confisca di primo grado, e a quel punto abbiamo cercato un contatto diretto con l’amministratore giudiziario del bene. Un’operazione complessa, quella di capire con chi interfacciarsi”.
“Da gennaio abbiamo iniziato a lavorare al progetto”, aggiunge. “E il 28 aprile, quando è arrivata la confisca di II grado, si è aperta la possibilità più concreta per una manifestazione di interesse e la successiva presentazione al Tribunale di Reggio Calabria di un progetto di riutilizzo sociale dell’azienda”.
Il parere favorevole del Tribunale ha permesso il 14 maggio la stipula del contratto di affitto e l’avvio a tutti gli effetti del progetto che prevede il ripristino della tradizionale attività di rivendita di giornali, riviste e periodici con la creazione di tre nuovi posti di lavoro, con un’attenzione particolare all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate (legge 381/91).

L’obbiettivo è di consolidare l’impegno che sul piano culturale la rete locale di Libera sta portando avanti da anni, e di fare della nuova edicola “un centro nevralgico di riflessione e di promozione della cultura della legalità democratica, della solidarietà e dell’antimafia sociale, aperto a tutta la città, nella consapevolezza della crescente esposizione del territorio toscano a fenomeni di infiltrazione mafiosa e corruttiva”.

Fiducia e pieno sostegno nel progetto è stata espressa dall’assessora alla legalità Marilù Chiofalo, che ha colto l’occasione per rivolgere un invito agli imprenditori locali: “Si facciano avanti per proporre la riapertura dei locali sequestrati a marzo, per infiltrazioni della camorra. Chiedo loro di valutare attentamente questa possibilità, non solo per le ragioni simboliche ma anche per il recupero dei posti di lavoro persi”.

Il progetto si avvale del sostegno della partnership della cooperativa Il Simbolo, di soggetti sostenitori del terzo settore – associazione Ora Legale, Acli provinciali e Pisa, Arci comitato di Pisa, Legambiente, cooperativa TeMp, cooperativa Alzaia; e delle istituzioni: comune e  provincia di Pisa, Master anticorruzione dell’Università di Pisa, Società della Salute.

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Pubblicato il: 21 maggio 2014

Argomenti: Cronaca, Economia-Lavoro, Pisa, Politica

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