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Tagliente va in pensione e saluta la città. Fra successi, contestazioni e qualche rimpianto

tagliente

La scrivania quasi svuotata, le targhe staccate dai muri e i fascicoli di carte, fra cui la cittadinanza onoraria del Comune di Vecchiano appoggiati sul tavolo. Il trasloco è in corso a Palazzo Medici. È sabato mattina quando incontriamo il Prefetto Francesco Tagliente nel suo studio. Sono gli ultimi giorni del suo mandato, il momento della pensione è arrivato dopo i due anni trascorsi a Pisa.

Come a Firenze, dove è stato Questore, lasciare Pisa dice Tagliente “significa staccarsi da affetti e da rapporti personali cresciuti in questi anni, anche a partire da rapporti istituzionali. Mi era stato detto che era problematico entrare nella sfera personale dei toscani. Ma quando il passo è fatto, da loro ci si distacca con difficoltà”.

Francesco Tagliente ci tiene a ricordare di essere stato un Prefetto vicino alla persone. Tanto che nei saluti finali alla città ha rotto il protocollo standard del commiato, recandosi in consiglio comunale per un addio alla città fatto nel luogo, come ha detto lui stesso in sala regia, “che rappresenta democraticamente tutti i cittadini”.

Non a caso ritiene il suo più grande successo in città l’istituzione del servizio di ascolto e sostegno, utile “per offrire a costo zero per le casse dello stato un sostegno, una mano a coloro che si trovano in difficoltà incolpevolmente”. Un servizio in cui a un tavolo si siedono i rappresentanti “di 52 enti, che raccolgono le professionalità necessarie alla risoluzione di situazioni come fallimenti, che possono provocare una vergogna tale nelle persone tale da rifuggire la ricerca di aiuto”.

Un centinaio “i casi risolti” da un servizio che per il Prefetto Tagliente si configura “come un dovere delle istituzioni”. “È un dovere aiutare chi soffre”, dice con quella solennità che spesso lo contraddistingue.

Ma il Prefetto è stato oggetto di contestazioni anche dure da parte dei movimenti e delle associazioni che si battono per il diritto alla casa e per la sospensione degli sfratti. Oggetto di contestazioni negli ultimi mesi anche l’intesa per la costituzione di una squadra di volontari a tutela dei beni culturali. “Non ho mai inteso – spiega – far lavorare i volontari. Lo scopo era combattere l’incuria e sensibilizzare i proprietari alla primaria importanza della manutenzione preventiva”. Insomma spiega, la squadra, doveva servire come raccordo fra le segnalazioni dei cittadini e la soprintendenza. Ma anche per fornire ai proprietari privati un sorta di guida su come muoversi e su cosa fare.

La contrarietà dei professionisti e di tutti i soggetti che hanno fatto fronte comune contro questa intesa, gli ricordiamo, non è stata certo focalizzata sulla sensibilizzazione. Quanto piuttosto, fra l’altro, su alcuni dei termini e delle mansioni individuate per la task force, come quando si parla di “minuta manutenzione” o si fa riferimento a iniziative per contrastare i “danni causati dal maltempo” e “all’usura delle strutture”.

“Può darsi – dice il Prefetto Tagliente – che il documento sia scritto in maniera impropria”. E se fino ad oggi l’impressione generale di molti è stata quella di un’intesa difesa fortemente dal Prefetto, alla vigilia della pensione la posizione si scioglie: “Deve essere fatto quello che la città vuole”, ferma restante l’importanza per il Prefetto della consapevolezza e dell’importanza del patrimonio storico e artistico, “che appartiene ai cittadini”.

Altro oggetto di contrapposizione le ordinanze anti-alcool e una gestione della movida che in molti hanno definito “securitaria”. Che una pattuglia a controllo di una piazza non sia risolutiva è lo stesso Tagliente a dirlo: “Una presenza che più che altro serve a dare l’immagine ai cittadini di non essere lasciati soli dalle istituzioni”. Diversa invece la questione delle ordinanze anti-alcool che per il Prefetto hanno un duplice scopo: “Far sì che si ‘beva bene’, magari trovando qualcosa da mangiare nel posto dove si acquista. E lo scopo funzionale a mettere del tempo fra una bevuta e un’altra”.

L’altro aspetto è il contrasto all’abusivismo, ai famigerati carrelli in piazza dei Cavalieri. Anche se poi a farne le spese, sono anche i minimarket della città che non hanno licenza di somministrazione ma solo di vendita. “A questo provvedimento – dice – avrebbero dovuto seguirne altri” per affrontare il tema in modo più ampio. Ma quali avesse in mente non lo spiega.

Anche se forse si può intuire quando parla della più generale gestione della movida notturna. Un fenomeno “che coinvolge esercenti, residenti e studenti. Ognuno con le proprie esigenze da tenere in considerazione”. Anche se, dai racconti di lamentele specifiche dei cittadini, ad emergere è una particolare sensibilità per il sonno dei residenti.

Ma comunque “la gestione della movida deve offrire svago agli studenti”. Per questo una delle idee di Tagliente era organizzare una serie di occasioni di svago anche fuori dal centro cittadino, per bilanciare periodicamente la necessità dei giovani con quelle dei residenti. “L’ideale – dice – sarebbe mettere a un tavolo i rappresentanti delle tre categorie (esercenti, studenti, residenti) per dare avvio a un confronto”.

Pochi giorni dopo il suo insediamento a Pisa, nel 2012, Tagliente ha istituito presso la Prefettura il desk antimafia. Nel corso della sua carriera Francesco Tagliente si è costruito la fama di uomo delle istituzioni molto attento alla criminalità organizzata. Ma estremamente cauto nel comunicare gli esiti di questa attività. A Pisa è noto il caso della rotonda di via Gargalone: con un ordinanza prefettizia alla vincitrice della gara è stato revocata l’assegnazione. Alla base un’interdittiva antimafia. Ma per giorni questa parola è rimasta in sordina. Una “segretezza” che il Prefetto Tagliente motiva con il timore che, in caso di vittoria a TAR, la ditta in questione avrebbe potuto intentare una causa. Ma nome della ditta a parte, è rimasta la difficoltà a pronunciare le sole parole mafia e camorra. In fondo, diciamo, parlare subito di mafia in quel caso significava dare il senso di uno Stato presente e, dall’altro, segnalare che da queste presenza neppure Pisa è immune. “Non tutto – dice Tagliente – nell’ambito dell’antimafia può essere comunicato”.

Mentre si chiude l’esperienza di Francesco Tagliente come Prefetto di Pisa, resta un rimpianto, la mancata creazione di un canale televisivo specializzato nella comunicazione di cultura e ricerca a diffusione nazionale, “per comunicare in tutta Italia e eccellenze che si producono a Pisa, grazie a tre Università di Prestigio e al CNR”. “Quando sono arrivato – conclude – mi ero impegnato a promuovere le iniziative del territorio. Questo, ahimè, non sono riuscito a realizzarlo”.

A emergere il dispiacere per una proroga del’incario di due anni che non è arrivata. “Anche se da lontano – dice Tagliente – continuerò a seguire ciò che accade a Pisa”. Il futuro è ancora tutto da disegnare, l’entusiasmo lo stesso della fine degli anni ’60 quando è iniziata la sua carriera: “Non credo – dice salutandoci – che impiegherò il mio tempo lavorando in giardino”.

 

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Pubblicato il: 30 giugno 2014

Argomenti: Pisa, Politica

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