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Annata nera per l’olio pisano. Cala del 50% la produzione con punte del 90%

olive

Un anno nero per la produzione di olio d’oliva in provincia di Pisa. Una stima ottimistica parla di una perdita media della produzione del 50%. Ma fuori dalle medie la realtà è che alcune aziende agricole perdono fino al 90% e per alcuni addirittura non ci sarà nessuna raccolta.
Se il 2013 non aveva brillato, il 2014 si prospetta un anno nero per l’olivicoltura pisana.

“La situazione è molto delicata – dice Confagricoltura di Pisa – Le condizioni climatiche sono state sfavorevoli. Da un lato le basse temperature di quest’estate hanno favorito il diffondersi della mosca degli ulivi, che ha falcidiato la produzione”. Poi le forti piogge che prima hanno danneggiato la fioritura e poi, con i temporali del 19 settembre “là dove si sono abbattuti hanno fatto cadere a terra circa il 50% delle olive presenti sugli alberi”.

Non tutte le zone sono state colpite allo stesso modo. “Migliore – spiega ancora Confagricoltura – la situazione nella zona dell’Alta Val di Cecina, mentre molto più consistenti sono stati i danni nelle aree costiere e sui monti pisani”.

Che la situazione sia drammatica sul lungomonte emerge a colpo d’occhio. Poche olive sugli alberi e dove ci sono non hanno certo un bell’aspetto: pinzate dalla mosca e molto secche.

“L’oro del colonnello”, azienda agricola di San Giuliano Terme ha avuto una perdita quasi totale della produzione, che si aggira intorno al 90%. “Lo scorso anno – spiega Tiziano Nizzoli – avevamo avuto una perdita di circa il 50-60%. Quest’anno raccoglieremo per l’equivalente del 10% del potenziale dell’uliveto”. Un calo drastico che corrisponde anche a una notevole perdita economica. Tanto che il rischio concreto è quello di chiudere l’azienda agricola che produce olio biologico.

“A fronte del lavoro fatto e delle spese sostenute – spiega ancora Nizzoli – non c’è alcun ritorno, né margine di pareggio. Non resta che conservare una passione e continuare a raccogliere per noi familiari. Se non è sostenuta e affiancata da altre attività, la produzione di olio non è sostenibile economicamente”.

Per un’azienda nata dal recupero degli uliveti abbandonati dunque si prospetta l’addio alla produzione di olio come lavoro. “Andiamo incontro – dice ancora Nizzoli – all’abbandono degli uliveti in Toscana. Un abbandono che determinerà la chiusura di frantoi. Una perdita di tradizione per la Toscana che con sé porterà anche la perdita del paesaggio”.

Mosca delle olive, piogge abbondanti, scarso monitoraggio le cause del disastro

A falcidiare la produzione come dicevamo la mosca delle olive che, in assenza di una vera estate calda ha potuto proliferare, agevolata anche dalle abbondanti piogge che le hanno creato un’ottimale clima umido. A influire negativamente sostiene Nizzoli “il mancato monitoraggio. Questo per i comuni implica una spesa di 5 mila euro”. Ma i comuni, ormai è un ritornello noto, hanno le casse vuote. “E a poco – prosegue– è servito il servizio di monitoraggio della Regione che prende in considerazione aree troppo vaste per un fenomeno che si diffonde a macchia di leopardo”.

La pioggia continua è stata inoltre disastrosa soprattutto per la produzione biologica: le sostanze impiegate per difendere le olive dalla mosca, infatti, sono dilavabili. A sommarsi, come se non bastasse, una sorta di processo di essiccazione delle olive, la cui causa, ci dice ancora Tiziano Nizzoli “ancora non è chiara”.

A ipotizzare che potrebbe trattarsi di un fungo è Cristiana Ruschi che a Calci ha un’azienda agricola. “Stando ha quello che mi ha spiegato un agronomo – ci dice – sembrerebbe trattarsi di una specie di fungo che ha preso piede nei fori lasciati dalle pinzature delle mosche. Tant’è che le olive sono prive di polpa”.

Anche la situazione dell’azienda di Cristiana Rischi è drammatica, tanto che la raccolta non verrà fatta quest’anno negli 11 ettari di uliveto.
“Anche nei poderi più altri – racconta – sopra Castelmaggiore, che alle spalle hanno bosco e che negli anni passati erano rimasti più protetti dall’attacco delle mosche, non riusciremo a raccogliere”.

Una situazione desolante, confermata anche dall’azienda agricola La Fossa del Barone di San Jacopo a Vicopisano, che quest’anno perde fra il 40% e il 50% della produzione rispetto allo scorso anno.

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Pubblicato il: 2 ottobre 2014

Argomenti: Ambiente, Lungomonte, Pisa

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