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Telecamere in città, ecco come funziona la videosorveglianza a Pisa

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Il progredire della tecnologia le rende sempre più efficienti e semplici da utilizzare e il problema della sicurezza percepita fa sì che l’installazione di nuovi impianti sia valutata positivamente dalla cittadinanza. Il sistema di videosorveglianza comunale è uno degli strumenti sui quali l’amministrazione pisana punta maggiormente per il controllo del territorio. Per questa ragione abbiamo visitato la centrale operativa della Polizia Municipale e ci siamo fatti spiegare quante sono e dove sono posizionate le telecamere in città, come sono gestite e che cosa si fa per tutelare la privacy.

63 telecamere, per la maggior parte di tipo dome, capaci di ruotare a 360 gradi ad intervalli regolari. Questa la dotazione del sistema di videosorveglianza del Comune di Pisa, uno dei primi in Italia a dotarsi di una centrale operativa completamente digitale. Le prime in ordine di tempo ad essere state installate sono quelle che osservano l’asse di Corso Italia, poi sono arrivate quelle di piazza Gambacorti e piazza Vittorio Emanuele, quelle che guardano la chiesa della Spina e così via fino alle ultime, puntate sul parcheggio di via Paparelli e all’incrocio tra via Carducci e via Oberdan.

LA MAPPA DELLE TELECAMERE

Un sistema capillare che Palazzo Gambacorti punta ad ampliare. Per questo esiste un progetto che prevede l’installazione di 11 ulteriori telecamere nel quartiere di San Martino. Da almeno tre anni poi si continua a parlare del collegamento alla centrale operativa degli impianti gestiti dalla Polfer che sorvegliano la stazione dei treni, come annunciato recentemente dal sindaco Filippeschi.

Un altro gruppo di 9 telecamere, montate nella zona di Ospedaletto per scoraggiare ed eventualmente sanzionare il deposito abusivo di rifiuti, è attualmente danneggiato e dovrebbe essere ripristinato nel 2015. Nel programma triennale delle opere pubbliche 2015/­2017 presentato in questi giorni ci sono 75.000 euro messi in preventivo per “ampliamento e manutenzione straordinaria”. Ogni telecamera costa intorno ai 5.000 euro, poi ci sono i lavori di installazione e, dove necessario, quelli di scavo per la posa della fibra ottica.

Recentemente l’amministrazione ha deciso di condividere con Polizia e Carabinieri l’impianto di videosorveglianza. L’amministrazione ha fornito, attingendo fondi dalle casse comunali, computer e monitor alle forze di polizia, che in questo modo possono supportare gli operatori della Municipale. “Da quando il ricorso alle immagini è aumentato molto ­ – spiega l’ispettore Mario Vannozzi, responsabile del settore Tecnico­Logistico e Videosorveglianza della Polizia Municipale ­ – non riusciamo a soddisfare tutte le richieste di accesso alle immagini che abbiamo con il personale a disposizione. In questo modo possiamo coordinarci”.

A gestire il sistema di videosorveglianza sono gli agenti della Polizia Municipale dalla centrale operativa, che però non possono guardare in diretta gli schermi

A carico del Comune di Pisa c’è anche la manutenzione degli impianti di Polizia e Carabinieri. A gestire il sistema di videosorveglianza sono gli agenti della Polizia Municipale dalla centrale operativa, trasferita insieme agli altri uffici dal municipio alle nuove strutture della Sesta Porta. Qui convergono i collegamenti in fibra ottica che trasmettono il segnale ai monitor da 46 pollici e ai server che registrano le immagini. All’interno della centrale operativa si alternano due agenti, ai quali la legge a tutela della privacy impedisce di visionare gli schermi in diretta. Uniche eccezioni previste al regolamento quelle relative ad un reato in corso o a quello che viene definito “fumo di reato”, il sospetto che quello inquadrato dalle telecamere sia in qualche modo illegale.

Così successe quando l’impianto di piazza delle Vettovaglie permise di seguire la preparazione di una rapina ai danni della filiale pisana del Monte dei Paschi di Siena, sul quale indagava la Squadra Mobile di Roma.

Dal ponte di Mezzo si può fare una fototessera a una persona che si trova sul ponte della Fortezza

La principale funzione degli occhi elettronici è quindi quella di supportare le indagini una volta che è stato individuato un reato. Questo impedisce di sfruttare al meglio le potenzialità dello strumento, visto che la possibilità di ingrandire le immagini in diretta ­è molto minore rispetto a quello che gli operatori possono fare intervenendo sul registrato. “Dal ponte di Mezzo invece – spiega l’ispettore Vannozzi – posso fare una fototessera ad una persona che si trova sul ponte della Fortezza”.

Il codice emanato dal garante della privacy stabilisce il tempo massimo di conservazione delle immagini nei server, fissato a 7 giorni (i privati invece non possono superare le 24 ore). In caso di richiesta da parte dell’autorità giudiziaria o di altre forze di polizia per un’indagine in corso, i file vengono estrapolati e restano come prova per un eventuale processo.

Considerato l’incremento della diffusione di impianti di videosorveglianza anche tra i privati, sempre più spesso collegati agli allarmi antifurto, la Prefettura di Pisa ha creato un database delle telecamere – sia pubbliche che private – installate sul territorio provinciale. Anche se essendo private non possono riprendere la pubblica via, spesso questo tipo di telecamere inquadra almeno una parte di marciapiede e può essere utile alle indagini. Sulle modalità di realizzazione del database e sulla procedura da seguire per acquisire le immagini dai privati la Prefettura di Pisa non ha ritenuto opportuno rispondere.

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Pubblicato il: 18 dicembre 2014

Argomenti: Cronaca, Pisa

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