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Quaderno di tendenzaTouch the Silk: la leggerezza della seta diventa opera d’arte

touch the silk foto

La sua passione è un dono arrivato per magia, dice Letizia Ripanti, che da oltre sedici anni dipinge su seta. Era nel bel mezzo del viaggio di una vita, quello che per circa dodici anni l’ha condotta in giro per il mondo senza una fissa dimora. Poi, approdata in Australia, è entrata in contatto con una pittrice su seta che l’ha accolta nel suo laboratorio e le ha insegnato tutti i trucchi del mestiere.

In quei tre mesi, Letizia viveva, dormiva e lavorava nel laboratorio australiano che le ha cambiato la vita. È lì che ha capito cosa avrebbe voluto fare in futuro, è lì che ha sentito forte e chiara dentro di sé un’irrefrenabile passione. Ha imparato di tutto in quel periodo: a mescolare i colori nel modo adatto, a riconoscere le fibre, a tirare le sete sui telai. Ma soprattutto a lasciarsi ispirare dalla natura e dalle sue variegate tonalità, a lavorare con la vibrazione dei colori e le acque vibrazionali. Da quel momento non si è più fermata: “Non vedevo l’ora di svegliarmi la mattina per poter dipingere”, mi confessa con gli occhi che le brillano per l’emozione, consapevole che quella stessa dedizione ancora le pulsa dentro.

touch the silk 4

Tornata in Italia, Letizia ha scelto la Toscana per la sua bellezza, per la terra fertile, per il posizionamento a Ovest che le offre la necessaria luce del sole per molte ore al giorno, per il clima che facilita l’asciugatura del colore e un lungo periodo di lavorazione che va dalla primavera all’autunno inoltrato. Nel 2007 Letizia ha aperto un laboratorio nella tranquilla campagna pisana, dove ha portato alla luce Touch the Silk, il progetto che le permette di condividere col mondo la sua creatività.

Durante i mesi di lavoro, la pittrice lascia che sia la natura a ispirarla: i fiori, i colori che la circondano, quelle tonalità che solo un grande talento come il suo può riprodurre artificialmente. I disegni poi arrivano da sé; l’uso di pennelli, le foglie degli alberi, il gioco di ombre, la sperimentazione pura: è questo ciò che rende le creazioni di Letizia delle vere e proprie opere d’arte. E il riscontro che ottiene è sempre più che positivo: chi ha la fortuna di incontrare il suo banchetto per le vie pisane durante i mercatini dell’artigianato resta sempre colpito da quella moltitudine di colori, dalla bellezza emozionante che le sue sciarpe, i parei, gli arazzi esprimono. Ed è proprio questo il compito che Letizia dà ai suoi pezzi: toccare emotivamente le anime di chi li osserva, donare qualcosa di prezioso, provocare sensazioni forti.

Eppure, il suo lavoro non è solo condizionato dal tempo e dal clima ma soprattutto dalla disponibilità della materia prima. E quando quella fibra naturale che ti ha cambiato la vita viene meno, hai poche alternative davanti a te. Quando la seta che fino a qualche anno fa in Italia era tra le migliori sul mercato, di altissima qualità e di grande prestigio adesso non è altro che cellulosa, prendere una decisione è un obbligo verso se stessi e verso la propria arte.

Così Letizia ha scelto di andare via perché qui “c’è un sistema che non funziona, che ha perso di vista cosa sia il valore umano”. Che lascia che le aziende produttrici di seta, di fibre e di materiali pregiati falliscano o si trasferiscano dove la manodopera costa meno; un sistema che opprime la creatività con le scartoffie e la burocrazia infinita; un sistema che, secondo Letizia, appartiene però a un periodo di transizione e che presto lascerà il posto a una rinascita, a un cambiamento. Se comunque lei sceglie di andare via, condizionata dalla realtà che la circonda, ma fortemente convinta della sua decisione, c’è anche chi rimane. E a chi lo fa lei vorrebbe solo dire che è arrivato il momento di agire, di assumersi le proprie responsabilità d’artista, distinguersi da chi non comprende e iniziare a dire “no, non mi va bene”; non accettare, insomma, degli schemi imposti dagli altri, ma imparare ad ascoltarsi e a portare fuori qualcosa di nuovo, di diverso e di emotivamente forte.

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Pubblicato il: 30 marzo 2014

Argomenti: Quaderni, Quaderno di tendenza

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