MENU

Q come regina Alla ricerca di Bobby Fischer

Bobby Fischer

La storia di quello che forse è stato il giocatore di scacchi più celebre di tutti i tempi, certamente il più famoso al di fuori dalla cerchia degli appassionati del gioco. La sua popolarità si deve soprattutto a due aspetti: la sua parabola umana e la sua grandissima abilità tattica


Bentornati a tutti

come sapete questo è un numero speciale e quindi anche noi vogliamo scrivere un pezzo diverso dal solito, invertiamo l’ordine consueto e vi diamo prima la soluzione dell’ultimo quiz, dopodichè vi racconteremo una storia, prima di farlo però una comunicazione di servizio: come già anticipato nel numero scorso vi ricordiamo che con l’arrivo dell’estate gli Scacchi Insorgenti si spostano ad Argini e Margini, ci troverete li tutti i mercoledi alle 21:30 in compagnia degli amici e delle amiche del circolo scacchistico La Torre.

La soluzione del numero precedente

Vogliamo raccontarvi un po’ la storia di quello che forse è stato il giocatore di scacchi più celebre di tutti i tempi, certamente il più famoso al di fuori dalla cerchia degli appassionati del gioco. La sua popolarità si deve soprattutto a due aspetti, da un lato la sua parabola umana che l’ha fatto conoscere anche ai profani del gioco e che lo vedrà passare da eroe della guerra fredda a perseguitato politico, dall’altro la sua grandissima abilità tattica che ha destato l’ammirazione di intere generazioni di scacchisti, per chiarirvi questo aspetto potremmo dire che Fischer sta agli scacchi come Maradona sta al gioco del calcio.

Ma andiamo con ordine.

Fischer e CollinsRober James (meglio noto come Bobby) Fischer nacque a Chicago il 9 marzo del 1943. A 6 anni imparò da solo a giocare leggendo le istruzioni di una scacchiera e a 13 anni iniziò a ricevere gli insegnamenti di Jack Collins, già istruttore di molti importanti giocatori di scacchi.

Nel 1962 al torneo internazionale di Stoccolma realizzò una strepitosa prestazione vincendo con 2 punti e mezzo di vantaggio sul secondo e ottenendo la qualificazione per il torneo dei candidati di Curacao, tappa necessaria per sfidare il campione in carica.

L’URSS dominava le competizioni internazionali e i sovietici erano molto numerosi nel torneo, questo gli concedeva la possibilità di accordarsi per brevi patte nelle partite tra loro e quindi di concentrare i loro sforzi contro gli avversari non russi per poi contendersi tra connazionali il diritto di sfidare il campione del mondo in carica. Il torneo di Curacao fu vinto da Petrosian che diventerà poi campione del mondo, Fischer finì quarto e reagì violentemente aprendo una dura  polemica contro la FIDE (Federation Internationale des Echecs) e affermando “i russi hanno manipolato il mondo degli scacchi”.

Abbandonò quindi diverse competizioni internazionali.

Nel 1970 tornò alla ribalta internazionale al torneo dei candidati di Palma de Majorca mettendo a segno una prestazione storica e iniziando l’assedio psicologico al titolo del mondo. Nell’ordine caddero Taimanov annientato 6 a 0, Larsen con un altro 6 a 0 e infine l’ex campione del mondo Petrosian liquidato con un 6,5 a 2,5.

Come e forse più di ogni altra disciplina sportiva anche gli scacchi furono al centro della macchina propagandistica del Cremlino da un lato e della Casa Bianca dall’altro. La quarantennale imbattibilità era per l’Unione Sovietica una prova della superiorità intellettuale nei confronti del capitalismo.

Ma la superpotenza scacchistica sovietica era stata smontata senza nessuna pietà dal geniale Fischer e sulla sua strada verso il titolo non restava che il campione del mondo in carica Boris Spasskij. Quello che si sarebbe giocato venne definito dagli appassionati come il match del secolo: per la prima volta uno statunitense contendeva il titolo ai sovietici!

Spasskij e Fischer erano legati da un rapporto di amicizia che andava oltre il clima della guerra fredda e i divergenti interessi dei reciproci paesi, e questo mise in ulteriore difficoltà Spasskij su cui era già cresciuta moltissimo la pressione essendo rimasto l’ultimo baluardo sovietico contro l’offensiva del capitalismo scacchistico.

Il match per il titolo si svolse a Reykjavik nel 1972, nulla fu lasciato al caso e la battaglia psicologica segnò da subito lo scontro per il titolo.

La delegazione russa si presentò puntuale, gli statunitensi invece in forte ritardo.

Fischer non voleva saperne di partire per l’Islanda, neppure una telefonata di Kissinger “Devi battere i russi, vogliamo che tu combatta per l’America” riuscì a convincerlo, a fargli cambiare idea fu l’impegno di uno sponsor inglese di portare il premio a 250mila dollari.

Arrivato a Reykjavik Fischer chiese di avere in albergo un ristorante aperto 24 ore su 24, un giocatore che giocasse a tennis con lui quando ne avesse voglia e le chiavi di una pista di bowling!

La battaglia di nervi non era che all’inizio.

Prima della partita d’esordio Bobby obiettò su tutto: luci, aria condizionata, dimensioni del tavolo, telecamere e troupe televisive il cui rumore gli impedivano di concentrarsi. Chiese quindi di spostare il match in una stanza attigua alla principale, molto più piccola e angusta. La Federazione respinse la richiesta, Fischer perse quindi la prima partita e non si presentò alla seconda.

Spasskij vs FischerLe regole stabilite per il match prevedevano una formula al meglio delle 24 partite con la conservazione del titolo da parte del campione in carica in caso di pareggio, normalmente in un match molte partite finiscono patta, questa volta però l’inizio di Fischer era stato davvero disastroso, si presentava a gara 3 con uno 0 a 2.
Fischer minacciava di disertare anche la terza, i sovietici fecero pressioni su Spasskij perché respingesse le richieste ottenendo la definitiva squalifica dello sfidante statunitense, tuttavia il russo con grande sportività accettò le richieste di Bobby.

Sarebbe stata la svolta del match.

Ancora una volta Bobby al suo arrivo trovò Boris già seduto al tavolo, ancora una volta non si sedette ma iniziò a lamentarsi ispezionando l’attrezzatura dei cameraman, Spasskij iniziava a innervosirsi. Finalmente soddisfatto dall’ispezione del telecomando della telecamera Fischer si sedette per giocare.

Dopo 41 mosse di partita giocata con il nero Spasskij abbandonò. Fischer vinse la prima partita del match.

L’inizio era stato disastroso, ma questa singola vittoria ribaltò la situazione psicologica, gara 4 si concluse con un pareggio, poi 2 vittorie consecutive dello statunitense che passava in vantaggio 3,5 a 2,5, un altro pareggio, poi una nuova vittoria di Fischer che lo portava sul 5 a 3. Ancora un pareggio, una vittoria a testa, un pareggio e una vittoria per Bobby che conduceva a quel punto per 7,5 a 4,5.

Intanto continuavano le schermaglie fuori dalla scacchiera: una causa per danni contro Fischer intentata da Chester Fox che aveva comprato i diritti per filmare il match (le telecamere erano state rimosse a causa delle proteste di Bobby); Lo statunitense richiese anche di rimuovere le prime 7 file di spettatori (vennero tolte le prime 3).

Bobby ipnotizza BorisLa delegazione sovietica tentando di contenere il capolavoro psicologico di Fischer iniziò a indagare su eventuali tecniche di influenza mentale che Bobby avrebbe esercitato sul giocatore russo, la sedia di Fischer fu smontata pezzo per pezzo nel disperato tentativo di individuare un generatore di energia in grado di sparare raggi al cervello di Spasskij, ma ovviamente le accuse sovietiche si rivelarono infondate.

Seguiranno 7 patte consecutive e infine gara 21 segnata dall’abbandono di Spasskij che si unì al pubblico per applaudire anche lui il capolavoro dell’avversario.

Il match del secolo finì 12,5 a 8,5. Gli USA avevano sconfitto in casa l’URSS. Nel 1972 Bobby Fischer era diventato il nuovo eroe della guerra fredda.

Lo statunitense detenne il titolo fino al 1975 quando rifiutò di difenderlo contro Anatolij Karpov, non trovando un accordo con la FIDE sulle regole che avrebbe dovuto avere il match.

Karpov divenne il campione del mondo, Fischer scomparve dalle scene e non giocò in pubblico per quasi vent’anni.

Di quel momento in poi si persero le tracce del grande campione di scacchi, contemporaneamente, si consolidò la leggenda intorno al personaggio. I frequenti scoppi d’ira di Fischer avevano già sollevato dubbi sulla sua stabilità mentale e nei due decenni trascorsi lontano dalla scacchiera circolarono voci nel mondo degli scacchi: si diceva fosse caduto in miseria, che fosse diventato un fanatico religioso, c’era chi sosteneva d’averlo visto distribuire volantini antisemiti per le strade di Los Angeles. Storie troppo simili a quelle secondo cui gli scacchi renderebbero folli.

Riemerse dall’isolamento nel 1992, vent’anni dopo il match del secolo aveva deciso di concedere la rivincita all’amico e rivale di un tempo, gli scacchisti avevano passato anni a chiedersi dove fosse finito in realtà Bobby Fischer, e l’annuncio di un nuovo match FischerSpasskij richiamò immediatamente l’attenzione del mondo degli scacchi e di tutti i media.

Ancora una volta si sarebbe scritta una memorabile pagina di sport, ancora una volta la politica si mescolò alla sfida scacchistica.

La rivincita del XX secolo si svolse infatti nel 1992 in una Jugoslavia sottoposta a un duro embargo che includeva sanzioni sugli eventi sportivi da parte dell’ONU. I due ex campioni del mondo decisero di rompere l’embargo giocando la loro rivincita proprio in quei luoghi.

L’incontro di svolse in circostanza strane, la guerra, un losco banchiere e trafficante d’armi come sponsor, Fischer che insistette perché il match venisse presentato come “Il Campionato del Mondo di Scacchi” nonostante fosse Garry Kasparov il campione in carica… ma Fischer era tornato! Nessuno riusciva a crederci. Era tornato definitivamente? O sarebbe di nuovo svanito con la stessa rapidità con cui era apparso?

Fischer vs embargoCome c’era da aspettarsi Fischer andò immediatamente sopra le righe ed in una conferenza stampa prima dell’incontro sputò su un documento del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti che gli proibiva di giocare negli stati balcanici a causa delle sanzioni economiche in vigore. Per tutta risposta fu incriminato e venne emesso un mandato di cattura per il suo arresto.

L’eroe della guerra fredda era diventato un perseguitato politico dalla Casa Bianca. Non tornò più negli USA e l’ultima partita del match contro Spasskij resterà l’ultima partita ufficiale della sua vita.

Sparì quindi nuovamente dalle scene anche se occasionalmente i giornali tornarono a occuparsi di lui, in particolare fece scandalo uno suo sfogo con cui celebrava gli attacchi dell’undici settembre contro l’imperialismo americano che mandato in onda su una radio filippina fece il giro del mondo su internet.

Nel luglio 2004 fu arrestato in Giappone, ufficialmente perchè trovato in possesso di un passaporto non valido, e detenuto per otto mesi. Nacque una campagna di sostegno internazionale per la sua liberazione che portò infine a fargli ottenere la cittadinanza islandese.

Si trasferì quindi nel paese che aveva visto il suo trionfo e infine morì a Reykjavik il 17 gennaio del 2008 dopo una lunga malattia per la quale aveva rifiutato le cure.

Certo la sua personalità fu anche discutibile, ma indiscutibile fu il suo genio scacchistico che lo portò nel mito.

Questo pezzo vuole anche essere un saluto alla bellissima esperienza che è stata curare questa rubrica per Pagina Q, per questo abbiamo voluto chiudere con la storia di un mito degli scacchi un po’ più lunga del solito e perciò invece del consueto quiz vogliamo lasciarvi con gara 6 del “match del secolo” per chi avesse voglia di cogliere la straordinaria irruenza tattica del gioco di Bobby Fischer!

In questa posizione Spasskij ha abbandonato, vediamo il perché sul prossimo diagramma.

Download PDF
Articolo precedente:
Articolo successivo:

Scritto da:

Pubblicato il: 6 giugno 2015

Argomenti: Cultura, Quaderni

Visto da: 1627 persone

, , , , , , , , ,

Post relativi

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ricevi paginaQ per email

Ciao!
Iscriviti alla newsletter di Pagina Q
Se lo farai ci aiuterai a far vivere l’informazione nella nostra città e riceverai la versione mail del quotidiano.
Naturalmente non cederemo a nessuno il tuo indirizzo e potrai sempre annullare la tua iscrizione con un semplice click sul link che troverai in ogni nostra mail.