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Pronti al ricorso e turbati dalla condanna della Corte dei Conti

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L’avvocato Toscano preannuncia ricorso, Paolo Fontanelli parla di “sentenza pregiudiziale verso la politica”. Tra gli assolti solidarietà ai colleghi condannati

Turbati e amareggiati alcuni dei protagonisti della sentenza della Corte dei Conti che ha condannato 18 persone tra ex consiglieri, dirigenti e l’ex sindaco Paolo Fontanelli, per la delibera del 2005 che cambiava le “retribuzioni” dei consiglieri per la partecipazione alle sedute.

“Prendo atto di questa decisione con soddisfazione, e al contempo, con profondo sconcerto e rammarico”, è il commento dell’avvocato Giuseppe Toscano, che ha difeso la maggior parte dei consiglieri coinvolti, sia quelli che avevano votato a favore della delibera, sia i contrari. “E l’ho fatto – dice ancora – muovendo dal presupposto, anzi da una convinzione di partenza: e cioè che non ci fosse danno erariale, perché la famigerata indennità di funzione non aveva e non ha comportato maggiori oneri finanziari per il Comune, come del resto emerge dalla verifica a posteriori fatta dai revisori del Comune. Anzi, la sua introduzione ha permesso di disincentivare la moltiplicazione delle sedute, riducendone il numero in maniera rilevante, con tutti i conseguenti risparmi che ne derivano”.

Una convinzione per Toscano rimasta “immutata” anche a fronte della sentenza, motivo per cui, dice, “non posso che essere contento a metà. Sono certamente molto soddisfatto che 16 dei miei assistiti siano stati mandati assolti. Ma rimango con profondo senso di ingiustizia per gli altri 16 consiglieri, a mio avviso, ingiustamente condannati”; un esito che “grida vendetta”.

Per Toscano i giudici non hanno tenuto conto dei risparmi di spesa conteggiati dal Comune e contesta quindi il calcolo effettuato dalla Corte: “Bastava fare una semplice operazione, e cioè confrontare il ‘previgente’ sistema del gettone di presenza con il successivo sistema dell’indennità di funzione, tenendo conto dei minori oneri legati alla riduzione delle sedute”. La Corte invece ha fatto un calcolo diverso: “Anziché comparare ciò che c’era prima (il gettone) con quello che c’è stato dopo (l’indennità), ha comparato quanto speso per l’indennità di funzione e quanto ipoteticamente si sarebbe potuto spendere se i consiglieri avessero optato per il gettone di presenza ‘attuale'”, arrivando così alla cifra di 319mila euro.

Parla poi di “contraddizione logica” rispetto alla condanna dei soli consiglieri che appoggiarono la delibera, cosa che “finisce per caricare oltremodo le conseguenze del danno su alcuni consiglieri, semplicemente perché rei di aver votato la delibera”. Motivi per cui non è finita qui. “Ricorso per revocazione e/o ricorso per cassazione”, se non dovessero essere accolti, “rimane la possibilità di adire le corti europee”.

C’è chi fa notare la differenza tra la posizione dei dirigenti, che godono di un’assicurazione per questo tipo di fatti, e i consiglieri, che rispondono in proprio del danno. Lo spiega Sandro Modafferi, all’epoca consigliere di maggioranza che votò a favore della delibera: “Ho sempre domandato una forma di tutela simile per i consiglieri, tanto più che rispetto ai tecnici la nostra preparazione non può essere altrettanto specifica”. Quando alla delibera, “il senso di quel provvedimento era e rimane quello del risparmio e della responsabilizzazione dei consiglieri. A fronte di una sentenza del genere però, che ribalta il primo giudizio, valuteremo anche eventuali richieste di risarcimento per danni di immagine”.

L’ex sindaco e attuale deputato Paolo Fontanelli parla di “sentenza allucinante, motivata da una forma di ostilità pregiudiziale nei confronti della politica e del ruolo dei consiglieri comunali. Non è vero che quella scelta aumentasse le spese del comune – aggiunge – semmai diminuiva il costo dei consigli e la quantità”. Per quanto attiene la sua condanna, commenta: “Io non prendevo gettoni, il provvedimento non mi riguardava direttamente. Mi si dice che in veste di sindaco dovevo controllare? Ritengo che sia piuttosto il consiglio a dover controllare il sindaco e non viceversa. Un modo di ragionare che fa chiaramente intravedere un’ostilità preconcetta di fronte alla politica”.

“Sono soddisfatto”, esclama il consigliere Giovanni Garzella, assolto insieme al suo gruppo di Forza Italia. “Ma ora chi pagherà il danno materiale, morale e psicologico che abbiamo subito?”, domanda. Riferendosi poi ai colleghi condannati li esorta a porsi il problema di “tutelare maggiormente il consigliere comunale che svolge un’attività di alta responsabilità praticamente a costi zero”, per questo, aggiunge, “esprimo la mia solidarietà ai consiglieri comunali che si sono trovati a votare una delibera poi riconosciuta illegittima, dopo circa 10 anni, che avevano nella loro volontà politica il solo scopo di far risparmiare soldi pubblici”.

C.C.

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