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Q come Regina Scacchi e psicologia

psicologia e scacchi

Il ruolo della psicologia nel gioco degli scacchi è molto sottovalutato. Quasi tutti i “profani” del gioco pensano agli scacchi come ad un gioco esclusivamente “scientifico” ed anche la maggior parte dei giocatori non professionisti si immerge nello studio delle aperture e dei finali, senza analizzare a fondo i propri punti di forza e di debolezza da un punto di vista psicologico.

Tuttavia a scacchi il ruolo giocato dalla psicologia è importantissimo: l’attenzione, la concentrazione, la volontà, l’influenza dello zeitnot, la stanchezza, le emozioni, il rapporto con l’avversario possono influenzare le decisioni e indurre in errori che in differenti condizioni psicologiche lo stesso giocatore non commetterebbe.

Esistono due “approcci” al gioco molto diversi tra loro: l’approccio scientifico che possiamo sintetizzare con la massima “esiste una posizione sulla scacchiera e devo trovare la mossa migliore” e l’approccio psicologico che si può riassumere in “esiste una posizione sulla scacchiera e un avversario e devo trovare la mossa che gli da più fastidio”. I giocatori di scacchi tendono a interpretare l’uno o l’altro approccio, ma i grandi giocatori sanno che queste due “scuole” sono in realtà complementari e che per raggiungere i massimi livelli vanno utilizzate entrambe per massimizzare i risultati.

Emanuel LaskerEmanuel Lasker è stato il primo a capire che dietro alle mosse dei pezzi c’è un essere umano e che è possibile durante la partita considerare la psicologia dell’avversario, le sue idiosincrasie e le sue preferenze. Il grande campione non si limitava ad aspettare l’errore dell’avversario, giocava per provocarlo, in altre parole, secondo Lasker, non si doveva esitare a modificare l’equilibrio posizionale, anche a proprio svantaggio, per incitare l’avversario a confutare l’“errore” ed aumentare così le probabilità che commettesse un errore a sua volta.

Sono due esseri umani che combattono davanti alla scacchiera, non dei pezzi di legno


(Emanuele Lasker)

Io continuo sempre a giocare finché c’è la possibilità che il mio avversario faccia qualche sbaglio.


(Emanuele Lasker)
Le sue idee sulla necessità di una preparazione psicologica per affrontare le difficili condizioni di un torneo e la conoscenza dell’avversario, sono oggi accettate universalmente.

Vi lasciamo con altri aforismi sul tema prima del quiz di questo numero… vi aspettiamo giovedì sera a Mixart e martedì prossimo su paginaQ!

Il mio stile è di portare l’avversario, e me stesso, su terreni sconosciuti. Una partita di scacchi non deve servire a testare le tue conoscenze: è una battaglia di nervi!


(D. Bronstein)

 

Gli scacchi sono una lotta contro l’errore.


(Johannes Zukertort)

 

Nelle partite lampo non devi giocare bene, ma solo aiutare il tuo avversario a giocare male.


(G. Chepukaitis)

 

Gli errori sono tutti là sulla scacchiera, pronti per essere fatti.


(Savelij Tartakover)

Il gioco degli scacchi è 30%-40% psicologia… non puoi avere tutto questo se giochi contro un computer: non puoi confonderlo!


(Judit Polgar)
 

 

Il bianco muove e matta in 4 mosse


la soluzione del numero precedente

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Pubblicato il: 3 febbraio 2015

Argomenti: Q come regina, Quaderni

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