In questo anno e mezzo abbiamo affrontato insieme tanti argomenti,abbiamo cercato di capire come funziona il diritto e come questo, alla fine, ci circonda un po’in tutte le situazioni quotidiane. Oggi vorrei solo darvi alcuni semplici consigli che possono davvero aiutare a inquadrare meglio il diritto
Cari Lettori,
siamo arrivati all’ultima “puntata” di InQuadriamo il diritto… in questo anno e mezzo abbiamo affrontato insieme tanti argomenti, abbiamo analizzato norme e sentenze, abbiamo cercato di capire insieme come funziona il diritto e come questo, alla fine, ci circonda un po’ in tutte le situazioni quotidiane.
Oggi, con quest’ultimo post, vorrei solo darvi alcuni semplici consigli che, secondo me, possono davvero aiutare a inquadrare meglio il diritto.
Ai ragazzi, che il diritto lo studiano, vorrei dire: fate sempre degli esempi quando studiate il diritto. Il diritto è molto più concreto di quanto possiate immaginare, e a ogni norma corrisponde una situazione reale ben precisa, quindi è molto più facile imparare il diritto se si prova a immaginare in quali situazioni può essere applicato, se si fanno degli esempi. Se state studiando la garanzia per vizi nella compravendita, immaginate di aver comprato un frullatore difettoso e di voler ottenere la garanzia del venditore, immaginate cosa dovrete fare per ottenere questa garanzia, immaginate che tipo di rimedi potrete chiedere al venditore ecc. Secondo me questo è davvero uno dei metodi migliori per studiare il diritto e per evitare che tutto si riduca a una semplice materia imparata a memoria: se focalizzate ogni norma con degli esempi, tutto sarà più chiaro e semplice e, soprattutto, tutto vi resterà in mente per molto, molto tempo.
A tutti voi, cari lettori, che “navigate” dentro il diritto, talvolta senza che nemmeno ve ne accorgiate, vorrei dire: fate sempre molta attenzione. A volte basta una semplice distrazione, una disattenzione, un errore banale a creare piccole e grandi complicazioni, e quando “si va dall’avvocato” non ci si va mai per puro piacere. Il mio consiglio quindi è quello di riflettere sempre con molta attenzione ogni volta che mettete una firma su un foglio, ogni volta che vi impegnate a voce con qualcuno, ogni volta che dovete compiere un acquisto importante: consultatevi con qualche esperto, pensate bene a tutte le conseguenze di ciò che state per compiere perché non sempre è possibile tornare indietro e, anche quando è possibile, non è detto che ciò sia facile, veloce o gratuito.
Infine, a chi il diritto lo applica vorrei dire: le vie del diritto forse non saranno infinite come quelle del Signore, ma sono sempre tantissime. Non sono quasi mai giuste o sbagliate a priori. A volte si può passare da una strada all’altra, altre volte si può abbandonare la via vecchia per la nuova, altre volte si imbocca un senso unico obbligato. Mentre si studia la strada da percorrere, bisogna essere pronti a far riconoscere al proprio cliente l’errore che eventualmente ha commesso, bisogna essere pronti a mitigare gli animi di chi vorrebbe avere ragione a tutti i costi anche quando ragione non ce l’ha. Bisogna anche considerare che il cliente potrebbe, anche inconsapevolmente, aver fornito al suo avvocato una versione dei fatti parziale e distorta: l’avvocato non conosce le carte che ha in mano la controparte, e si basa, almeno all’inizio, solo su quanto gli dice il suo cliente: è quindi sempre fondamentale immaginare fin dall’inizio tutte le possibili eccezioni e tutte le possibili contromosse della controparte, quasi come se si stesse affrontando una partita di scacchi. E ancora: mai fermarsi alla prima soluzione solo perché sembra la migliore o la più facile o la più scontata. Occorre analizzare sempre tutte le strategie che sono a disposizione, magari quella più facile espone a rischi in certi casi, mentre quella più difficile è la più sicura. Sviscerate il diritto, studiate le norme, tutte quelle che vengono in rilievo e anche quelle che, pur non direttamente chiamate in causa, si avvicinano al caso di specie. E poi leggete le sentenze e gli articoli della dottrina, che nascondono un mondo quasi parallelo, dove si trovano principi che nel codice magari non si trovano. Dalla lettura delle sentenze e della dottrina nascono idee, illuminazioni, contaminazioni, suggestioni che vi aiuteranno a sostenere le vostre tesi. Dottrina e giurisprudenza sono quasi sempre essenziali: io non le trascuro mai, e da ogni analisi esco sempre arricchita.
E poi, una regola e un consiglio finale. Una decisione può essere sentita più o meno corretta, e anche la decisione migliore verrà “presa male” e non capita da chi la subisce. Detto questo, però, esistono molti modi per mitigare la “dura legge”. Esistono tantissime norme che a volte si dimenticano e che richiamano concetti di equità, correttezza, diligenza, buona fede, colpa grave, dolo, prudente apprezzamento, abuso ecc. Il ricorso a queste norme credo sia fondamentale. Una decisione può essere formalmente giusta per il diritto ma oggettivamente e sostanzialmente troppo gravosa per la parte che la deve subire. E come ci sono le “attenuanti” e le “aggravanti” nel diritto penale, anche il diritto civile ha i suoi “correttivi”. Si può “attenuare” una condanna riducendo o compensando le spese legali o eliminando dal computo dei danni risarcibili tutti quei pregiudizi che la controparte avrebbe potuto evitare utilizzando l’ordinaria diligenza. Si può “aggravare” una decisione condannando la parte al pagamento di spese maggiori se questa ha agito o resistito in giudizio con dolo, nella piena consapevolezza dell’infondatezza della sua domanda. Il diritto, come sapete, è rappresentato nell’iconografia classica da una bilancia. Il piatto della bilancia può pendere da una parte o dall’altra, ma penderà di più o di meno anche grazie all’utilizzo prudente e sapiente di tutti questi correttivi che la legge prevede.
E ora non resta che passare ai ringraziamenti e ai saluti. Grazie innanzitutto a paginaQ, che mi ha ospitato fin dall’inizio con tanto entusiasmo e che mi ha dato la possibilità di realizzare un mio piccolo sogno: quello di poter parlare di diritto dalle “pagine” di un quotidiano locale rivolgendomi, in modo semplice e diretto, a chi vive e lavora nella mia città. E grazie ovviamente ai miei cari lettori, che mi hanno seguito settimana dopo settimana sempre più numerosi e sempre più “affezionati”, che hanno commentato i miei articoli, che mi hanno mandato richieste e spunti di riflessione. Grazie davvero a tutti, mi avete fatto capire che questa rubrica è servita a qualcosa. È stata veramente una bellissima esperienza, che mi ha arricchito moltissimo e che mi resterà sicuramente nel cuore.
Un saluto pieno di affetto e di gratitudine a tutti quanti
Francesca Bonaccorsi