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MusiQ Etruschi from Lakota: la terra e il rock contro l’artificio

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Accomiatarsi da un cd usurato, in attesa del nuovo lavoro di un gruppo promettente. Fotografie scattate da Michela Biagini durante il live di Venerdì 13 Giugno all’interno della manifestazione Pisa Rock Festival, organizzata dall’associazione studentesca Sinistra Per.

Mi capita spesso di continuare a conservare cd talmente usurati dall’ascolto compulsivo da non andare più. Penso che la prima volta mi sia successo in tenera età con il cd dei Backstreet Boys, che ha animato non poco la mia pubertà pre-rock, raggiunta grazie a un babbo stufo di sentirmi berciare le melodie sdolcinate di cinque bimbotti laccati. Senza andare a scandagliare altri reperti se possibile ancora più imbarazzanti della boy band statunitense, ultimamente mi ha abbandonata il primo cd degli Etruschi from Lakota, che la band mi aveva lasciato a margine di un’intervista radiofonica a un anno dall’uscita del loro primo lavoro con Phonarchia, “I Nuovi Mostri”.

Questo articolo non vuole certo rappresentare una prova dell’obsolescenza programmata dei CD-rom, ma testimonia un affetto particolare per la formazione toscana, per le sue sonorità e i suoi colori musicali che sanno di terra arata e duro lavoro. Mi piacciono proprio perché rifuggono la plastica, il patinato, perché il loro manifesto contro la violenza sulle donne, “Aulin”, presenta una sorella piena di lividi sui bracci, perché la denuncia delle morti sul lavoro insindacabile, perché il datore di lavoro è ancora il padrone.

Ho macinato diversi chilometri con questo affresco di provincia nel lettore, 11 tracce che tratteggiano alcune condizioni esistenziali nel oltre il locale e che mi hanno ricordato come mai Gustave Flaubert abbia sottotitolato il suo celebre romanzo Madame Bovary proprio “Moeurs de province”, costumi di provincia, per dare voce a una perifericità tutt’altro che circoscritta.

La scelta di non utilizzare gli inflazionati stilemi testuali neo-decadenti e evanescenti per far posto alla narrazione, scanzonata ma netta, di alcuni episodi di società, cultura e sentimenti impoveriti, a mio parere stravolge gran parte della proposta musicale emergente in Italia, troppo spesso impegnata in cacofonici esercizi cantautorali.

Allo stesso modo, un rock genuino, ben strutturato, che vira dagli anni ’70 verso interpretazioni personali si contrappone a tutto quel comparto musicale veramente provinciale abbagliato da un’Albione ormai satura o da strade teutoniche già ampiamente battute.

Durante gli ultimi live della band sono stati presentati alcuni brani che andranno a comporre il secondo album degli Etruschi from Lakota, la cui uscita è prevista per il mese di Ottobre. Ancora testi anti-convenzionali, idoli dissidenti come Paul Gascoigne, orgoglio contadino che ironizza sull’esterofilia coûte que coûte per rimettere al centro la ricchezza dei propri territori. Etruschi, vi aspettiamo.

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Pubblicato il: 22 giugno 2014

Argomenti: MusiQ, Quaderni

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