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Chiara Stoppa al Teatro Lux, per seppellire il cancro con una risata

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Un monologo nato dall’esperienza della malattia, scritto con Mattia Fabris, in cui racconta il dolore e gli episodi comici. In scena il 4 e il 5 aprile


Si chiama Chiara Stoppa, è un’attrice, ha 35 anni e quando ne aveva 26 si è ammalata di tumore. Le era stato detto che faceva parte di quel 20% di persone che non guariscono. Dopo quattro cicli di chemio terapia, le radioterapie, l’autotrapianto di cellule staminali, invece ce l’ha fatta.

Da quell’esperienza ha tratto un monologo, scritto con Mattia Fabris, in cui racconta la sua esperienza con la malattia, le terapie, il dolore e gli episodi comici che le sono capitati nel frattempo. Non vuole chiamarla “lotta”, perché nella lotta c’è chi perde e chi vince, e invece, dice lei, “la guarigione, o la morte, è una cosa che ti accade o che non ti accade”. Non ci sono “perdenti” perché non ci sono colpe, mentre sono tante le cose da raccontare, e sono diversi i modi per raccontarle.

Nel suo “Il ritratto della salute”, il monologo che andrà in scena al Teatro Lux i prossimi 4 e 5 aprile, Chiara Stoppa prova a raccontarle, queste cose, attraverso gli aspetti comici, quelli meno evidenti e più nascosti dal tabù del tumore, questo male innominabile su cui staglia l’arma del sorriso.

Chiara Stoppa nasce a Pordenone nel ’79, poi si trasferisce a Milano per studiare recitazione alla scuola del Piccolo Teatro. Si diploma nel 2002, l’anno dopo inizia a collaborare con la compagnia Atir di Milano. Nel 2005 le diagnosticano un tumore e lo scopre mentre è in tour a Messina. Sempre stanca, di una stanchezza anomala, va dal medico e dopo un po’ di analisi le trovano una massa tumorale importante, “un hamburger a doppio strato” come lo chiama lei.

Affronta la notizia di petto, esegue gli ordini degli impegni ospedalieri, modifica le sue abitudini, anzi le stravolge. Poi comincia a fare psicoterapia, perché oltre alla sofferenza fisica da affrontare è subentrata l’angoscia per sé e per gli altri, la paura, l’incapacità di esprimere o tacere a seconda del momento, quella vita tra flebo e letti di ospedale che non concede sorrisi, ironie.

Passano tre anni, arriva la proposta di un trapianto di midollo e la donatrice sarebbe stata la sorella. Trattandosi di una compatibilità parziale l’intervento appare pericoloso e lei, per “interrompere una catena di dolore” e non caricare la sorella di sensi di colpa, rifiuta. Continua le cure, ma l’atteggiamento è cambiato. Con la psicoterapia affronta la malattia dall’ottica del rapporto con la propria salute mentale.

Oggi da quell’esperienza è nato anche un libro, oltre allo spettacolo teatrale. Si chiama «Alla faccia del cancro», ed è edito da Mondadori nel 2014. Lo spettacolo che andrà in scena al Lux è stato organizzato con la Fondazione Arco, del reparto di oncologia del Santa Chiara e gli incassi andranno a sostenere l’attività della fondazione.

Foto Chiara Stoppa Facebook

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Pubblicato il: 29 marzo 2015

Argomenti: Pisa, Teatro

Visto da: 1247 persone

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