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DiSbieqo Se Dio vuole, di Edoardo Falcone

se dio vuole

Buon lavoro per la pellicola d’esordio dello sceneggiatore comico che affronta una storia di famiglia e scelte. In un dialogo tra atei e cattolici sui generis


Se quello che vi interessa è farvi qualche risata genuina andate a vedere questo film.
Edoardo Falcone, prima solo sceneggiatore del genere comico, è alla sua pellicola di esordio e, va detto, non fa un brutto lavoro. Se Dio vuole narra la storia di una famiglia e di alcune scelte, o tentativi di scelte, che arrivano improvvisamente.

se dio vuole locandinaTommaso fa il cardiochirurgo, è un uomo tutto d’un pezzo, poco aperto e incline alla schiettezza, quella che ferisce gli altri, i sottoposti in ospedale, la moglie, i figli, il genero e la domestica in famiglia. Interpretato da Marco Giallini – già medico in Non ti muovere di Castellitto – che qui sfoggia un buon lavoro attoriale sul personaggio, rimanendo serioso più che serio, rappresenta il padre realizzato ed egocentrico, quello che non vuol vedere le cose che non accetta e che si interessa solo di ciò che gli piace.
È il figlio Andrea, futuro medico per tradizione familiare, il fulcro del suo interesse, mentre la figlia Bianca, a dir poco non intelligente – perfetta nella parte Ilaria Spada – non ha la stima del padre, assieme a suo marito – un bravo Edoardo Pesce – entrambi disprezzati in modo anche vistoso.

L’ago della bilancia è la madre Carla, conciliante ed educata, eccellente nel far buon viso a cattivo gioco, interpretata da Laura Morante, è la madre e moglie frustrata che ha sacrificato la sua vita per la famiglia. In questo teatrino familiare sorge il dubbio – naturalmente nella mente del padre, unica ad essere pensante – che Andrea, che frequenta solo l’amico Furio, sia gay. La famiglia, compatta, aspetta la confidenza spontanea del ragazzo che, per l’appunto, ha qualcosa di importante da comunicare.
Bella la scena: da una parte tutta la famiglia al completo, domestica inclusa, dall’altra Andrea, in un ping-pong di campo e controcampo un po’ ansiogeno. Andrea, però, comunicherà che ha scelto di diventare sacerdote e non la sua inesistente omosessualità. A questo punto entra in gioco Don Pietro, il sacerdote che ha sostenuto Andrea nella sua scelta: un Alessandro Gassman in forma e in una parte che gli calza a pennello.

Da qui in avanti, nel tentativo di Tommaso di conoscere da vicino colui che “ha fatto il lavaggio del cervello” a suo figlio, il film inizia a muoversi con un ritmo più veloce, scattante a tratti, equilibrando sorrisi a momenti anche drammatici – e drammatizzati, soprattutto da Carla che decide di riprendere in mano la sua vita. Il ritmo è ritmo teatrale, così come le pause e le entrate in campo. La scena della “finta famiglia” inscenata da Tommaso è un surrogato di comicità.

Il film, in sordina, esplora il tentativo di dialogo tra un ateo – “la chiesa oscurantista” di Tommaso – e un cattolico sui generis, che si interessa al bene degli altri con leggerezza e allegria (Don Pietro è un idolo per molti giovani). La sceneggiatura, dello stesso regista, è molto ben scritta e le battute, mai banali e scontate come spesso accade in molte commedie italiane, funzionano alla perfezione. Bella anche la musica originale di Carlo Virzì, che dona uno spessore diverso a questa commedia che è ironica, talvolta commovente, ma soprattutto brillante e fresca.

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Pubblicato il: 15 aprile 2015

Argomenti: DiSbieqo, Quaderni

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