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La Gilda degli insegnanti scrive a Rossi: “Si esprima sulla Buona Scuola”

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La lettera di Maurizio Berni, Coordinatore provinciale della Gilda degli Insegnanti di Pisa, contro una riforma della scuola che “ha in sé una grossa confusione concettuale”


Caro presidente Rossi,

lei vuole ripresentarsi come candidato alla guida della nostra regione. Il problema non è la sua persona, ma il suo partito, e la cultura che esso rappresenta in questo momento.

È in discussione in parlamento una proposta di legge sulla scuola formata da due parti ben distinte, e con un diverso grado di urgenza: una riguarda l’assunzione immediata, e comunque entro il prossimo anno scolastico, di tutti i precari che hanno diritto alla stabilizzazione; c’è quindi la necessità e l’urgenza di procedere entro i tempi tecnici necessari, se si ha rispetto per la scuola e il diritto all’istruzione delle cittadine e dei cittadini; la seconda parte è invece una profonda riforma della scuola, che per sua natura richiede tempi lunghi e una larga condivisione all’interno delle forze politiche e dell’intero paese. Il più elementare buon senso istituzionale prevede lo scorporo delle due parti per dare ad ognuna i tempi adeguati, ma il suo partito ha votato compatto contro questa soluzione. L’insensibilità istituzionale dimostrata dai membri del suo partito ha forse una spiegazione.

La cultura che esprime oggi il Partito Democratico è infatti quella della mortificazione delle competenze e il mancato rispetto della sfera della necessaria autonomia professionale per poter svolgere secondo scienza e coscienza le funzioni più delicate, caratterizzate da alta responsabilità, rispetto alle influenze del potere politico. Questi principi, oltre che comportare la perdita della dignità professionale e umana delle persone, sono l’anticamera della corruzione. Prevedono che catene gerarchiche “a poteri crescenti” siano poste sotto il controllo assoluto della politica. Visto che secondo questo modello estraneo alla nostra costituzione la selezione avviene non per merito ma per scelte discrezionali dall’alto, basta una mela marcia in una certa posizione a condizionare pesantemente e negativamente, con il ricatto di un potere privo di contrappesi e di organismi di garanzia, tutto l’apparato che sta sotto.

Supponiamo per esempio che ci sia la volontà politica in Toscana di realizzare una grande opera, potrebbe essere la TAV, e che un tecnico specializzato nella valutazione dell’impatto ambientale, agendo secondo coscienza e competenza, dia un parere negativo, lei che fa lo rimuove? Vogliamo credere di no, ma il modo in cui il suo partito concepisce la struttura dei rapporti gerarchici glielo consentirebbe. Il presidente del consiglio, in qualità di segretario del suo partito, ha in questi giorni rimosso dieci parlamentari dalla commissione affari costituzionali, a riprova di ciò. E questo, come cittadini, non ci tutela affatto, perché il potere senza contrappesi è la dittatura.

La proposta di legge sulla scuola in discussione in parlamento ha in sé una grossa confusione concettuale tra le competenze dei docenti, tutelate dalla costituzione, e quelle dei dirigenti scolastici, che dovrebbero essere funzionali alla piena realizzazione di quelle, per il diritto all’istruzione dei cittadini italiani. E se nel suo partito ci fossero organismi tecnici strutturati per competenze, forse questa proposta di legge non sarebbe neanche in parlamento, tanto sono evidenti i suoi tratti contraddittori, tecnicamente irrealizzabili, e quelli apertamente eversivi. I nostri docenti di diritto sarebbero in grado di spiegare alle studentesse ed agli studenti i numerosi profili di incostituzionalità della vostra proposta di legge sulla scuola, e i nostri studenti sarebbero in grado di capirli. Ma la presenza, negli organismi di vertice del governo della scuola individuati dal suo partito, di elementi con scarsa competenza specifica e scarsa sensibilità istituzionale, è sotto gli occhi di tutti; solo così si spiega l’approdo in parlamento di un testo così concepito, e ciò è per noi fonte di profonda preoccupazione.

Un’associazione, come la Gilda degli Insegnanti, che fonda sulla competenza dei docenti la propria ragion d’essere per la difesa e la piena realizzazione del diritto costituzionale dei cittadini all’istruzione, non può esimersi dal lanciare un grido di allarme all’intera società toscana, in occasione di una competizione elettorale importante, per una regione che ha fatto della cultura nel senso più generale (arti, scienze, tecnologia,..), e dell’indipendenza di essa dal potere politico, le ragioni del proprio successo nella storia; anzi spesso è stato un potere politico illuminato, quello che in questo momento manca a livello di stato centrale, ad esaltarla, portando la nostra terra ad esempio di civiltà in tutto il mondo.

La legislazione sull’istruzione non è esclusiva dello Stato, ma concorrente con le regioni; e gli enti locali dovrebbero interpretare, trovandosi in una posizione più vicina al cittadino, l’interesse alla piena realizzazione di una vera buona scuola. Non sarebbe la prima volta che la Regione Toscana prende le distanze da provvedimenti statali che ritiene estranei ai propri principi, condivisi tra i suoi cittadini; numerosi sono i ricorsi alla Corte Costituzionale della regione Toscana contro lo Stato; anche laddove non sussistono competenze legislative specifiche, il contributo di idee originali della nostra regione sulla scuola pubblica sarà senz’altro prezioso. Per questo ci aspettiamo che ella voglia far sentire la sua voce su un progetto di scuola di cui comunque le regioni e gli enti locali, grandi assenti in questa riforma, facciano sentire forte e chiara la propria opinione. Solo così il suo partito potrà recuperare, negli insegnanti, le condizioni minime di credibilità, e far fronte alla grande delusione che si è ormai impressa in una categoria che in maggioranza finora vi è stata tradizionalmente, e forse un po’ ingenuamente, vicina.

Con i più cordiali saluti. Pisa, 21 aprile 2015

Maurizio Berni, Coordinatore provinciale della Gilda degli Insegnanti di Pisa

 

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Pubblicato il: 23 aprile 2015

Argomenti: Pisa, Politica, Scuola-Università

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