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Q come regina L’arbitro degli scacchi

arbitro scacchi

Non ci sono contatti, entrate a gamba tesa, piedi, palloni o palline al di qua o al di la della linea, ma anche gli scacchi hanno il loro arbitro


Ma come? Esiste un’arbitro a scacchi? Si chiederà il profano.
Non ci sono contatti, entrate a gamba tesa, piedi, palloni o palline al di qua o al di la della linea, niente di tutto questo e allora a cosa serve l’arbitro a scacchi?

Beh come in ogni sport anche a scacchi vige un regolamento e ovviamente l’arbitro è la persona che lo fa applicare.

Abbiamo già detto della violenza negli scacchi e da questo punto di vista gli scacchisti agonisti sono spesso propensi a fare qualsiasi scorrettezza si possa rendere necessaria per vincere, del resto le tecniche di gioco che sfruttano la psicologia spesso si spingono molto vicine ai limiti imposti dal regolamento nel tentativo di deconcentrare l’avversario.

Le principali regole del gioco sono semplici: pezzo toccato pezzo mosso, pezzo lasciato mossa conclusa, non si può disturbare l’avversario, la mossa si esegue con una sola mano… ma oltre a queste ne esistono molte altre di minori, ad esempio i casi di patta teorica (quelli in cui sulla scacchiera non esiste più materiale sufficiente perché sia possibile si verifichi una posizione di matto), la disposizione dell’orologio rispetto alla scacchiera (alla destra del nero a meno che questi non lo preferisca alla sua sinistra), come poter entrare o uscire dalla sala di gioco e, per venire a tempi più recenti l’uso, o meglio il non-uso, di dispositivi elettronici.

Inoltre l’arbitro in torneo ha una serie di compiti organizzativi: regolare gli orologi, comporre i turni, calcolare la classifica e le variazioni del punteggio Elo (una specie di punteggio ATP del tennis).

Non sono mancati casi celebri di violazioni del regolamento, ad esempio nel torneo di Linares del 1994 nientepopodimeno che Garri Kasparov ha ritratto una mossa durante la partita contro Judit Polgár (la più grave delle violazioni dunque), Kasparov vinse poi la partita e nonostante le registrazioni video che confermavano la violazione avvenuta gli arbitri non ribaltarono il risultato perché il reclamo della Polgar non era avvenuto durante la partita.

Va detto, infatti, che una peculiarità dell’arbitro scacchistico è la sua neutralità rispetto a ciò che vede. Mentre in tutti gli sport un’arbitro che assiste ad un fallo interviene, a scacchi l’arbitro interviene solo se chiamato da uno dei due giocatori, (il giocatore che chiama l’arbitro ha la facoltà di mettere in pausa l’orologio in attesa del responso), dunque anche quando assiste ad una mossa illegale non deve far nulla finché la parte lesa non ne richieda l’intervento.

Un’altro caso celebre, tutto italiano, è il caso Ricca. Si tratta di un caso di sandbagging, ovvero perdere volontariamente alcune partite per abbassare il proprio punteggio Elo ottenendone dei vantaggi. Nel 1997 il candidato maestro Roberto Ricca, approfittando di alcune debolezze del regolamento, anzitutto il fatto che l’aggiornamento del punteggio Elo avveniva ogni 6 mesi, giocò un semestre “a perdere” e il semestre successivo in tornei di categorie inferiori alla sua ottenendo un’enorme incremento del suo Elo che lo poneva al vertice della graduatoria nazionale: 915 punti in un semestre, che corrispondono ad un salto di 4 categorie! Per dirla calcisticamente come se una squadra di serie D saltasse in 6 mesi alla prima posizione in classifica in serie A. In seguito al caso Ricca la Federazione Scacchistica Italiana ha modificato la frequenza di aggiornamento del rating portandola a 3 mesi.

L’intervento più frequente richiesto ad un arbitro è la decisione in merito alla speculazione per tempo. Come abbiamo già scritto il tempo a scacchi può decidere l’esito della partita, dunque capita che un giocatore in vantaggio di tempo, pur non essendo in grado di vincere continui a giocare per far scadere il tempo dell’avversario. In questi casi, se interpellato, l’arbitro si trattiene ad assistere allo svolgimento del gioco e valuta se il giocatore stia semplicemente speculando sul tempo o stia effettivamente tentando di mettere in atto una strategia. Oltre ad essere l’intervento più frequente si tratta anche di una delle decisioni più difficili che un’arbitro si possa trovare a dover prendere, visto che si tratta di valutare il gioco e non semplicemente la posizione.


Nero muove e matta in 3


La soluzione del numero precedente

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Pubblicato il: 5 maggio 2015

Argomenti: Q come regina, Quaderni

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