MENU

Non più isolati. Ecco l’approccio oralista, nuova frontiera contro la sordità

cochlear_implant

Con le nuove tecnologie e la logopedia torna a sentire il 95% delle persone sorde, specialmente i bambini che hanno ricevuto diagnosi precoci. Ecco perché tanti auspicano di dire addio alla lingua dei segni


Davide Cornolti è diventato sordo all’età di due anni, ha sempre fatto logopedia e da tre anni ha un impianto cocleare nell’orecchio sinistro: la sua capacità di sentire è migliorata sensibilmente, è sposato, ha una bimba, fa l’ingegnere e viaggia per il mondo. E quando è a Pisa si dedica ad un’associazione che si chiama ASIC, di cui è vicepresidente, che opera nel campo della sordità e degli impianti cocleari, promuovendo l’approccio oralista al problema della sordità, visto che in Italia circa una persona ogni mille nasce con problemi di sordità.

L’approccio oralista e la lingua dei segni sono due alternative che si escludono a vicenda. E ormai tecnica e tecnologia stanno facendo passi da gigante

L’assunto da cui parte il loro lavoro è che la lingua dei segni, la Lis, non è l’unica possibilità: negli ultimi 10-15 anni la scienza ha fatto enormi passi avanti nel campo della sordità, e tra protesi, impianti cocleari e logopedia è possibile riacquistare, se non l’udito completo, un’autonomia uditiva. Seppur con differenze da individuo a individuo, sia nei pazienti adulti ma soprattutto in quelli piccoli, è possibile migliorare significativamente le capacità comunicative, con conseguenti benefici di carattere psicologico, sociale e lavorativo.

L’approccio oralista e la lingua dei segni sono due alternative che si escludono a vicenda. E mentre tecnica e tecnologia stanno facendo passi da gigante, “L’approccio oralista può coinvolgere fino al 95% dei sordi – dice Davide – che possono imparare ad ascoltare e a parlare”, in Italia si continua a guardare al passato. Esiste infatti un ente nazione dei sordi, l’ENS, che ha sposato l’approccio della Lis; al contrario gli oralisti non hanno rappresentanza nazionale. È vero che fino a qualche anno fa non c’erano gli apparecchi e l’unico modo per collegare le persone sorde al mondo era dar loro un’altra lingua, ma ora quest’approccio è superato. Dietro a questa scelta non mancano interessi economici: riconoscere la LIS come lingua ufficiale, come stanno chiedendo oggi diverse associazioni, significa dotare le istituzioni di traduttori e interpreti, cosa che implica notevoli investimenti in personale. Investimenti di cui anche l’approccio oralista ha bisogno, dipendendo da logopedisti e protesi.

Di fronte a queste spese molte regioni si sono già mosse, in Toscana per esempio l’impianto è gratuito, la regione copre l’intervento e le prime dieci sedute di logopedia. Spesso però ne servono di più e per questo vengono assicurate dalle Asl, che però hanno pochi logopedisti e un monte orario insufficiente a coprire tutte le richieste. I tempi di attesa diventano quindi lunghissimi e, per chi se lo può permettere, rivolgersi ai privati diventa l’unica possibilità. Interrompere però un percorso avviato porta al prolungarsi della riabilitazione uditiva dei pazienti e rischia di compromettere un risultato ottimale. Per questo motivo è stata recentemente presentata una mozione in commissione sanità della Regione Toscana che richiede di aumentare i logopedisti a disposizione delle Asl e i loro monte ore.

Davide ci racconta qualcosa anche degli impianti cocleari, che lui ha da tre anni: la sua vita da “ragazzo bionico”.

Stefano Berrettini, è direttore u.o. otorinolaringoiatria Pisa e ci spiega che “l’Italia è stata tra i primi stati ad adottare il metodo oralistico, protesi e logopedia. Ogni anno nascono tra i 400 e i 500 sordi in Italia, 10-15 in Toscana e sono circa 5-600 gli ipoacusici gravi”. Rispetto agli approcci, ci dice che “bisogna distinguere che sordità li colpisce, se genetica o connessa ad altri problemi, neurologici, da parto o infezioni. Il modo migliore per assisterli è farlo fin dai primi mesi di vita per questo è fondamentale lo screening neonatale. Dal 2008 tutti i punti toscani lo fanno e, grazie alla Lorenzin, a breve sarà obbligatorio per tutto lo stato. Se le protesi si mettono in tempo non c’è bisogno di molta logopedia. E a questo punto – conclude – il riconoscimento della LIS come lingua ufficiale diventa una battaglia di retroguardia”.
Come funziona un impianto cocleare? “In pratica viene fatto un piccolo intervento sottopelle, dove si inserisce l’apparecchio. La parte esterna riceve gli stimoli sonori, li trasforma in impulsi elettrici trasferendoli alla coclea, dove ci sono i recettori che a loro volta li trasformano in segnali uditivi”, spiega. In questo modo la persona sorda riesce effettivamente a sentire i suoni, ma deve però imparare a decodificarli. Ecco perché è importante che i pazienti vengano presi in carico da piccoli, in modo da poter sviluppare meglio sia la capacità di distinguere i suoni – una macchina da un cane, o da una voce umana, ad esempio – sia quella di parlare.
Cosa differenzia l’approccio oralista dalla LIS? “La LIS, se fino a qualche tempo fa era l’unica soluzione, oggi appare come una resa. Chi parla la LIS tende a frequentare per lo più persone che parlano in LIS, e non ha stimoli per provare a recuperare la capacità di parlare e ascoltare.

Oggi, che le tecnologie consentono di recuperare parte dell’udito, crediamo che si debba andare in quella direzione. La speranza è che fra 30 anni la LIS non serva più”, dice ancora Davide. “Se tutti i bimbi seguissero l’approccio oralista, non avrebbero bisogno di imparare una lingua alternativa”.

All’estero l’hanno capito da tempo e hanno adattato scuole ed edifici pubblici per questa soluzione. “In Inghilterra, ad esempio, in alcune scuole sono stati utilizzati dei sistemi FM nelle aule. In pratica gli insegnanti indossano un microfono da cui vengono trasmessi i segnali direttamente all’impianto dell’alunno, che in questo modo può seguire la lezione come gli tutti gli altri. Oppure hanno installato dei fili lungo le aule che creano un campo magnetico da cui raccolgono e trasmettono i suoni nell’impianto. I costi non sono elevati, si tratta di scelte politiche”. Per legge, infatti, i comuni devono provvedere a rendere accessibili le aule delle scuole alle persone con disabilità di vario tipo, anche uditiva.

L’associazione così punta ora alla politica e alla diffusione della conoscenza di questa via alternativa. Tra gli obiettivi futuri c’è anche la creazione di una rete logopedica regionale, per garantire continuità assistenziale. A Pisa offre gratuitamente un monte ore di logopedia, l’anno scorso ha seguito 4 bambini lucchesi e 3 pisani, inoltre Asl e ospedali non comprano materiali di supporto ai logopedisti – giochi per i bambini, libri – e l’associazione ne fornisce di tasca propria.

La Lis è destinata a soccombere, all’estero se ne sono già accorti in parecchi. Noi siamo ancora in tempo per decidere se fare l’ennesimo investimento sul passato o, è proprio il caso di dirlo, ascoltare la voce del futuro.

Foto tratta da https://handmadebylindsay.wordpress.com/

Download PDF

Scritto da:

Pubblicato il: 17 maggio 2015

Argomenti: Salute - Sanità

Visto da: 3412 persone

, , , ,

Post relativi

2 risposte a: Non più isolati. Ecco l’approccio oralista, nuova frontiera contro la sordità

  1. avatar Sara scrive:

    Gentile giornalista,
    temo di non essere di una virgola d’accordo con questo articolo che, mi permetto di dire, si nasconde sotto un velo di enorme ignoranza, nel senso più stretto ed etimologico che le viene in mente. Dovrei rispondere riga per riga ma temo che oltre ad essere fin troppo oneroso sarebbe anche inutile. Temo che la più grande falsità sia sostenere che l’oralismo e la Lis si annulino a vicenda, niente di più falso, inoltre si nota bene quanto gli ultimi lavori in campo dell’integrazione e della disabilità manchino di letteratura in questo articolo. La sordità non va annullata, va accetta, la PERSONA è sorda, non si annulla, al limite si integra, con Lis e la giusta logopedia. All’estero per quanto lei possa sostenere, al contrario dell’Italia, accade piuttosto il contrario, ovvero l’integrazione grazie allo studio di un canale comunicativo la Lis “locale” ovvero la lingua dei segni dei vari paesi, e di adeguate tecniche logopediche. Infine viene tralasciato l’aspetto culturale e identitario, ogni tanto invece di scrivere articoli scientifici o pesudo tali, sarebbe opportuno ricordarsi sempre che in questo caso parliamo di PERSONE. Cordialità

    • avatar Romeo scrive:

      Vorrei sapere da Sara quali esperienze ha riguardo alle ipoacusia profonde
      Intendo cioè capire se è un ipoacusica, se ha lavorato con ipoacusici .
      e se lo ha fatto se può raccontarci in maniera succinta la sua esperienza. Grazie

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ricevi paginaQ per email

Ciao!
Iscriviti alla newsletter di Pagina Q
Se lo farai ci aiuterai a far vivere l’informazione nella nostra città e riceverai la versione mail del quotidiano.
Naturalmente non cederemo a nessuno il tuo indirizzo e potrai sempre annullare la tua iscrizione con un semplice click sul link che troverai in ogni nostra mail.