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#iostoconlacasadelladonna: la campagna delle femministe contro lo sfratto da via Galli Tassi

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La Provincia ha azzerato i contributi e vuole vendere la palazzina che ospita l’associazione. Le attiviste: “Lo spazio alternativo che ci offrono è inadeguato, non ce ne andremo”


“Dal 1996 la Casa della donna è un luogo aperto a tutte le donne, vogliamo che continui ad esserlo”. Carla Pochini, presidentessa della storica associazione femminista pisana, la mette giù senza troppi giri di parole: “è lo spazio che ci siamo conquistate e siamo intenzionate a restarci”. Di fronte alla volontà della Provincia di mettere in vendita stabile di via Galli Tassi, sede dell’associazione, e alle gravi difficoltà economiche di questi ultimi anni, le attiviste lanciano la campagna “Io sostegno la Casa della donna” (declinata sui social in #iostoconlacasadelladonna, questo l’hashtag con il quale si possono taggare post e fotografie da condividere) e promuovono un appello alla cittadinanza.

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Era il 1980 quando un gruppo di femministe occupava il rudere di via Galli Tassi, dove nel 1905 si era inaugurata la casa di maternità fondata da Adina Giusti. Nel corso degli anni si è aperta una trattativa con la Provincia che ha portato alla stipula di una convenzione, arrivata nel 1996, con la quale l’ente amministrativo si impegnava ad ospitare l’associazione senza chiedere contributi in cambio (“si trattava di una precisa scelta politica” precisa Carla Pochini) e finanziando le attività con lo stanziamento annuale di fondi. Oggi però l’amministrazione provinciale deve fare cassa e la Casa della donna è a rischio sfratto. “Abbiamo incontrato Giovanni Viale (dirigente della Provincia che segue il piano di alienazioni in corso, ndr)” racconta la vicepresidentessa Lorella Zanini, “la soluzione che ci è stata proposta, uno spazio in via Gioberti, non è assolutamente adatto alle nostre esigenze, il rischio è che le attività subiscano una riduzione drastica. 85 metri quadri sono troppo pochi rispetto ai 300 della palazzina di via Galli Tassi”.

“Dopo questo colloquio, nel corso del quale peraltro si è parlato di lavori di manutenzione a nostro carico e forse anche del pagamento di un affitto” continua Lorella Zanini, “la Provincia non si è più fatta sentire. Abbiamo provato a parlare con Filippeschi in quanto presidente, ma nemmeno da lui abbiamo avuto risposte”. Oltre al problema della sede, l’associazione attraversa un periodo particolarmente complesso dal punto di vista finanziario. I pesanti tagli agli enti locali che hanno accompagnato la crisi economica nel 2013 hanno portato allo stop ai trasferimenti da parte della Provincia. “Questo vuol dire che i soldi per i progetti che sosteniamo non arrivano” afferma Zanini, “dopo l’acconto iniziale del 20-30% restiamo scoperti e dobbiamo far ricorso al credito per portare avanti le attività”.

“Il discorso della sede non è un fatto secondario” spiega Giovanna Zitiello, responsabile del Centro Antiviolenza, “questo è un luogo simbolico, ma allo stesso tempo concreto, per le donne, tutte le attività che abbiamo portato avanti in questi anni non sarebbero state possibili”.

Con 110 soci, 5 dipendenti part time e una platea di volontari qualificati, di attività la Casa della donna ne ha realizzate molte, a partire proprio dal Centro Antiviolenza, fondato nel 1993 e per il quale oggi lavorano circa 30 operatrici. Nel 2014 ha appoggiato circa 300 donne coinvolte in casi di violenza e rappresenta ormai un importante osservatorio del fenomeno grazie ai dati resi pubblici ogni anno. Poi c’è la biblioteca specializzata sulle tematiche di genere, unica in Toscana e inserita nel sistema di prestito interbibliotecario, i corsi di italiano per le donne straniere (“momenti importanti anche dal punto di vista della socialità per tante donne” ricorda Zitiello), il progetto Donne e carcere, con 7 volontarie che svolgono attività nel penitenziario di via Don Bosco. “Tutte cose che andrebbero a scomparire con il trasferimento in via Gioberti” specificano le attiviste.

Per scongiurare il ridimensionamento drastico delle attività, la Casa della donna chiede di firmare l’appello (già a quota 500 firme), in forma cartacea o online. E’ possibile inoltre sostenere l’associazione con una donazione o con la semplice sottoscrizione di una tessera. A questo link tutte le modalità di adesione.

In ogni caso le attività della Casa della donna proseguono regolarmente: il 20 maggio saranno ospitati i candidati pisani alle prossime elezioni regionali per un incontro sulle politiche di genere.

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Pubblicato il: 18 maggio 2015

Argomenti: Pisa, Sociale

Visto da: 2007 persone

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