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Hostingsostenibile: un progetto per un web più verde

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paginaQ che si appoggia, oltre che alla libreria Ubik, al server Hostingsostenibile, una webfarm della provincia di Ravenna alimentata a pannelli solari. Volevamo spiegarvi cos’è e come funziona questo progetto, quindi abbiamo pensato di dare direttamente a loro la parola.

Quando è nata l’idea di Hostingsostenibile e da quanto siete attivi?

Hosting Sostenibile nasce come idea tra il 2010 ed il 2011, ma prima di arrivare alla sua realizzazione concreta abbiamo dovuto aspettare alcuni mesi. A inizio 2012 abbiamo fondato Ecologie Digitali srl, la società che ha sviluppato il primo “prototipo” funzionante di data center green, entrato in attività a fine settembre 2012. L’attività commerciale vera e propria poi, è iniziata a gennaio 2013 con un tour nazionale di presentazione.

Hostingsostenibile è una webfarm alimentata ad energia solare. Ci spieghi come funziona il sistema di alimentazione dei server? In caso di prolungata assenza di sole, di notte, oppure in caso di malfunzionamento del sistema che sistema adottate per garantire la stabilità del servizio? Quanto pesa il ricorso alla rete nazionale rispetto all’energia solare utilizzata?

Il sistema di alimentazione funziona in maniera molto semplice: l’impianto fotovoltaico a tetto è collegato direttamente al circuito elettrico da cui si alimentano i server e tutti gli impianti, sfruttando realmente l’energia prodotta dal sole. Essendo la produzione dei pannelli – attualmente – molto superiore rispetto ai nostri consumi, le eccedenze vengono immesse nella rete nazionale e prelevate durante le ore notturne, quando l’impianto non produce energia.
Ovviamente, l’impianto elettrico è anche collegato alla rete elettrica tradizionale che entra in azione automaticamente in caso di problemi ai pannelli. Inoltre, come ulteriore backup energetico abbiamo un generatore esterno, alimentato a GPL.
In termini assoluti, la nostra produzione di energia green copre (anzi supera) i nostri consumi, possiamo quindi dire di essere 100% green. Ma questo genere di definizioni non ci piace dato che il nostro obiettivo è quello di abbattere realmente e totalmente le nostre emissioni nocive, e non fare compensazione energetica. E per questo è necessario sviluppare sistemi di accumulo energetico ai quali stiamo lavorando.

Potresti quantificare il risparmio energetico e la diminuzione di emissioni inquinanti che ne deriva a paragone di server alimentati in maniera tradizionale?

Le emissioni inquinanti prodotte dai nostri server vengono ridotte materialmente di circa il 60% (su base annua) rispetto a un data center tradizionale. Ma come dicevamo la nostra produzione energetica è di oltre il 100% dei nostri consumi.

Avete adottato altre “strategie” mirate ad ottimizzare il consumo energetico?

Certo. Abbiamo scelto di realizzare una struttura interamente virtualizzata, riducendo in numero di server fisici attivi – e di conseguenza le esigenze di alimentazione. Inoltre, potendo contare su uno spazio fisico ridotto, riusciamo a gestire in maniera molto più efficace l’impianto di condizionamento, che da solo causa il 50% dei consumi energetici.

Hostignsostenibile sta riscuotendo successo?

Considerando che siamo una piccolissima realtà, una “startup” (anche se il termine non mi piace molto!) nata da poco e con capitali interamente privati, possiamo dire che il successo ottenuto è buono, soprattutto se parliamo dell’interesse riscosso da grandi aziende e associazioni che vedono nel nostro servizio uno strumento non solo tecnico, ma anche utile al marketing – in linea con la crescente coscienza green di una parte di mercato.

Rispetto alle grandi hostfarm che dimensioni avete? Fornite esclusivamente servizio di hosting, oppure diversificate le vostre attività?

Siamo molto molto piccoli, proprio le ragioni che dicevo prima: siamo partiti da poco tempo, da zero, e con capitali interamente privati. Per questo non possiamo paragonarci a colossi come Aruba, Register o 1&1, in termini di dimensioni fisiche e di mercato, anche perché ci muoviamo in una nicchia del settore hosting che loro non affrontano.
Questo però ci permette di fornire un servizio di assistenza e consulenza più personalizzato e diretto, percepito dai nostri clienti come valore aggiunto di non poco conto.

Quali difficoltà incontrate a fare questo lavoro in Italia?

In primo luogo la scarsa sensibilità rispetto al problema che cerchiamo di affrontare, e risolvere. Ovvero l’inquinamento prodotto dal mondo ICT: in pochi, qui da noi, si pongono il problema di quale impatto ambientale possa avere Facebook e Google, dal momento in cui navigando sul web non sentiamo puzza di benzina e non vediamo una marmitta che sputa fumo nero da dietro lo schermo. Mentre all’estero realtà come la nostra esistono da anni.
Più in generale poi l’arretratezza tecnologica con cui ci scontriamo tutti i giorni e a tutti i livelli. E non parlo solo di scarse competenze informatiche, ma anche di infrastrutture estremamente carenti: basti pensare che per avere una connessione in fibra ottica nella zona industriale dove abbiamo i server, abbiamo dovuto richiedere e pagare di tasca nostra gli scavi e la stesura dei cavi. E siamo in Emilia Romagna, non certo in una zona d’Italia particolarmente problematica dal punto di vista dei servizi.

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Pubblicato il: 15 gennaio 2014

Argomenti: Ambiente, Tech

Visto da: 837 persone

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